Il presidente di Asa, Fabio Del Nista |
Il
6 febbraio Il Tirreno (cronaca di Livorno) ha riportato
un'interessantissima intervista al presidente di Asa, Fabio Del
Nista. Questa volta Del Nista non ha risparmiato critiche a Iren, il
socio privato che detiene il 40% delle quote e la governance di Asa
(ha due voti su tre in consiglio, oltre all’amministratore
delegato). Iren di recente è stata quotata in borsa e da giugno 2013
ha come presidente l’ex ministro, Francesco Profumo. Del Nista si è
lamentato di non essere stato minimamente informato dal socio privato
delle proprie strategie aziendali. Il presidente di Asa, infatti, ha
dichiarato polemicamente al giornale: “questi signori fanno
fusioni, vanno in borsa. Eppure, si fosse fatto vivo qualcuno...
Certo: c’è l’amministratore delegato. Ma le linee guida di Iren,
nei confronti di Asa, non sono per niente chiare”. Del Nista
aggiunge altre considerazioni critiche sulla scarsa collaborazione
prestata ad Asa dall'azionista privato e infine sbotta direttamente:
“ho l’impressione che di noi non gliene freghi nulla”.
Poi
il presidente sorprendentemente dichiara: “Se la società fosse al
100% pubblica, per me sarebbe una passeggiata. Invece col socio
privato c’è un confronto quotidiano: a volte è mediazione, altre
volte un braccio di ferro”.
Simili
dichiarazioni confermano che rispetto alla gestione dell'acqua la
politica nazionale e locale continua a produrre disastri su disastri.
La commistione tra pubblico-privato, inaugurata proprio dalla Regione
Toscana più di 10 anni fa, ha dato risultati fallimentari. Perfino
il presidente di Asa non può più nasconderlo e preso dallo
sconforto si sfoga sul quotidiano locale. Eppure, nonostante
l'evidenza di un fallimento annunciato, nonostante l'esito del
referendum del 2011, Pd e Forza Italia insistono nel difendere lo
status quo a qualsiasi costo.
Nella
stessa intervista Del Nista non ha risparmiato critiche neppure
all'Aeeg, l'Autorità che da un anno è stata incaricata di occuparsi
delle tariffe dell'acqua oltre che al gas e all'energia elettrica.
Afferma infatti: “in Aeeg si occupano da sempre di energia e gas,
poi d’un tratto cominciano a gestire l’acqua. Questi non sapevano
nulla e continuano a non sapere nulla in merito. Pensano che la
tariffa dell’acqua sia uguale al Polo Nord come nel Sahara. Hanno
inventato un metodo di definizione della tariffa cervellotico, basato
su formule algebriche, che di fatto sta bloccando gli investimenti”.
Dunque,
se tutto va male, se gli strumenti adottati e le autorità incaricate
non funzionano, perché non tornare alla gestione diretta degli
acquedotti da parte di consorzi di comuni? La risposta non può stare
che nella difesa della sovrastruttura partitocentrica costruita negli
anni attorno a questi enti. E' costosa, ingestibile, inefficiente, ma
tiene in vita una vasta rete di sottogoverno indispensabile per una
politica concepita soprattutto come occasione di spartizione di
posti.
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