venerdì 23 agosto 2013

I primi della classe

Nel torrido Consiglio Comunale del 9 di agosto è stata ancora la crisi del S. Chiara al centro di un lungo dibattito. Con alcune notizie significative confermate dal Presidente Bacci: il taglio rilevante dei posti letto in convenzione con l’Usl; il naufragio di tutti i progetti più significativi per il rilancio dell’azienda ed infine il congelamento del cosiddetto Piano di rilancio aziendale varato poco più di un anno fa, mai partito e già del tutto arenato. Nessuna soluzione praticabile sembra dunque essere stata trovata per uscire da una crisi che viene da lontano ma che certo negli ultimi anni minaccia di travolgere l'azienda .
Quel che è più grave è stata la ripetuta affermazione di una sostanziale e perdurante mancanza di collaborazione e di coordinamento tra S. Chiara e Asl 5, due soggetti che viceversa per natura (due aziende pubbliche) e per finalità (l’assistenza alla persona) dovrebbero camminare a braccetto. A ciò si è aggiunta, più di recente, una sempre più palese ritrosia dei 4 Comuni della Alta Val di Cecina a programmare e governare in maniera coesa le politiche afferenti la salute del territorio, da anni gestite in forma associata. Con questa precisa finalità era nato nel 2004 il consorzio pubblico tra i quattro comuni della zona (Volterra, Montecatini V.C., Pomarance e Castelnuovo V.C.), i cui sindaci siedono nella Giunta esecutiva della Società della Salute insieme al Direttore Generale dell’Azienda USL 5 di Pisa. È la USL, infatti, ad occuparsi della gestione diretta dei servizi.
Da anni si cerca di realizzare la piena integrazione delle attività sanitarie e socio-sanitarie con le attività assistenziali di competenza degli enti locali, per evitare duplicazioni e favorire l’integrazione istituzionale e gestionale mettendo insieme le risorse. E' chiaro che questo percorso di integrazione negli ultimi anni ha avuto vita assai difficile per le divaricazioni createsi tra le istituzioni, tanto che la disgregazione di fatto trai soggetti presenti in Alta Val di Cecina sta incidendo negativamente anche sulla stessa sopravvivenza di aziende di servizi alla persona come il S. Chiara, essenziali nel nostro territorio per l’attività di assistenza che svolgono.
Non sarà, infatti, sfuggito ai lettori più attenti il fatto che mentre il S. Chiara si affanna per cercare di diversificare la propria offerta di assistenza alla persona, si parla dell’apertura di nuove strutture di assistenza, come il caso, riportato di recente dai quotidiani, della nascente comunità per adolescenti di Larderello. Questo episodio conferma, una volta di più, che i Comuni dell’Alta Val di Cecina, lungi dal lavorare insieme alla programmazione congiunta delle attività assistenziali, ormai procedono ognuno per la propria strada, cercando di accaparrarsi nuovi servizi e nuovi posti di lavoro stringendo intese esclusive con l’Azienda sanitaria, svuotando così il ruolo di coordinamento e la funzione di programmazione che, ad oggi, dovrebbe avere la Società della Salute nella quale tutti siedono. In questo quadro sempre più desolante, dove alla significativa riduzione delle risorse si aggiunge anche l’incapacità di collaborare tra i soggetti coinvolti, perfino quando si hanno gli strumenti per farlo, come si può pretendere di rilanciare aziende in crisi presentandosi come interlocutori credibili?

E come si può pretendere di rivendicare (anche giustamente) la vocazione naturale di Volterra ad accogliere le nuove attività di natura socio-sanitaria, quando proprio il Comune di Volterra ha scelto per primo di tagliare i ponti con tutti all'atto di nascita dell'Unione dei Comuni, in ossequio a logiche di mero campanile?
Progetto Originario

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