Nel
torrido Consiglio Comunale del 9 di agosto è stata ancora la crisi
del S. Chiara al centro di un lungo dibattito. Con alcune notizie
significative confermate dal Presidente Bacci: il taglio rilevante
dei posti letto in convenzione con l’Usl; il naufragio di tutti i
progetti più significativi per il rilancio dell’azienda ed infine
il congelamento del cosiddetto Piano di rilancio aziendale varato
poco più di un anno fa, mai partito e già del tutto arenato.
Nessuna soluzione praticabile sembra dunque essere stata trovata per
uscire da una crisi che viene da lontano ma che certo negli ultimi
anni minaccia di travolgere l'azienda .
Quel
che è più grave è stata la ripetuta affermazione di una
sostanziale e perdurante mancanza di collaborazione e di
coordinamento tra S. Chiara e Asl 5, due soggetti che viceversa per
natura (due aziende pubbliche) e per finalità (l’assistenza alla
persona) dovrebbero camminare a braccetto. A ciò si è aggiunta, più
di recente, una sempre più palese ritrosia dei 4 Comuni della Alta
Val di Cecina a programmare e governare in maniera coesa le politiche
afferenti la salute del territorio, da anni gestite in forma
associata. Con questa precisa finalità era nato nel 2004 il
consorzio pubblico tra i quattro comuni della
zona
(Volterra, Montecatini V.C., Pomarance e Castelnuovo V.C.), i cui
sindaci siedono nella Giunta esecutiva della Società della Salute
insieme al Direttore Generale dell’Azienda USL 5 di Pisa. È la
USL, infatti, ad occuparsi della gestione diretta dei servizi.
Da
anni si cerca di realizzare la piena integrazione delle attività
sanitarie e socio-sanitarie con le attività assistenziali di
competenza degli enti locali, per evitare duplicazioni e favorire
l’integrazione istituzionale e gestionale mettendo insieme le
risorse.
E' chiaro che
questo percorso di integrazione negli ultimi anni ha avuto vita assai
difficile per le divaricazioni createsi tra le istituzioni, tanto che
la disgregazione di fatto trai soggetti presenti in Alta Val di
Cecina sta
incidendo
negativamente anche sulla stessa sopravvivenza di aziende di servizi
alla persona come il S. Chiara, essenziali nel nostro territorio per
l’attività di assistenza che svolgono.
Non
sarà, infatti, sfuggito ai lettori più attenti il fatto che mentre
il S. Chiara si affanna per cercare di diversificare la propria
offerta di assistenza alla persona, si parla dell’apertura di nuove
strutture di assistenza, come il caso, riportato di recente dai
quotidiani, della nascente comunità per adolescenti di Larderello.
Questo episodio conferma, una volta di più, che i Comuni dell’Alta
Val di Cecina, lungi dal lavorare insieme alla programmazione
congiunta delle attività assistenziali, ormai procedono ognuno per
la propria strada, cercando di accaparrarsi nuovi servizi e nuovi
posti di lavoro stringendo intese esclusive con l’Azienda
sanitaria, svuotando così il ruolo di coordinamento e la funzione di
programmazione che, ad oggi, dovrebbe avere la Società della Salute
nella quale tutti siedono. In questo quadro sempre più desolante,
dove alla significativa riduzione delle risorse si aggiunge anche
l’incapacità di collaborare tra i soggetti coinvolti, perfino
quando si hanno gli strumenti per farlo, come si può pretendere di
rilanciare aziende in crisi presentandosi come interlocutori
credibili?
E
come si può pretendere di rivendicare (anche giustamente) la
vocazione naturale di Volterra ad accogliere le nuove attività di
natura socio-sanitaria, quando proprio il Comune di Volterra ha
scelto per primo di tagliare i ponti con tutti all'atto di nascita
dell'Unione dei Comuni, in ossequio a logiche di mero campanile?
Progetto Originario
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