venerdì 12 luglio 2013

Tares, la cura che uccise il malato

Nel Consiglio Comunale del 28 giugno è stato approvato (senza il nostro voto) il Regolamento sulla nuova tassa sui rifiuti e “servizi indivisibili”, la Tares, i cui criteri serviranno a ripartire tra famiglie e attività il peso del prossimo prelievo. Origine della nuova tassa il decreto “Salva Italia” (un nome degno del famigerato Minculpop) varato dal governo Monti. Come previsto il nuovo tributo risulterà complessivamente più oneroso della vecchia Tarsu, perché oltre alla copertura completa dei costi del servizio di smaltimento dei rifiuti dovrà coprire anche i costi relativi ai “servizi indivisibili” dei Comuni, come ad esempio l’illuminazione pubblica, la gestione della viabilità, ecc.. Dunque la nuova tassa prevede che il Comune si faccia pagare per intero da residenti e attività i “servizi comunali” come fosse una qualsiasi azienda, per sgravare lo Stato dei consueti trasferimenti annuali destinati ai Comuni e provenienti dalla fiscalità generale. Dove andranno, quindi, da quest'anno i miliardi di tasse sul reddito che normalmente lo Stato girava ai Comuni sarebbe interessante farselo spiegare da uno dei tanti esperti che abitano le “trasmissioni di approfondimento” delle principali Tv. Gli scaglioni della nuova tassa verranno articolati secondo i metri quadrati dell'immobile e il numero degli abitanti per le utenze domestiche, mentre per le utenze produttive o commerciali conterà anche la natura delle attività svolte. Dati i criteri adottati, quasi tutti ci andranno a perdere. Proviamo a fare qualche esempio calato sul regolamento appena approvato nel nostro Comune. Una persona sola che abiti un appartamento di 100mq andrà a pagare per la Tares circa l'11% in più rispetto a quanto pagava di Tarsu. Mantenendo fisso il caso dell'appartamento di 100mq, una famiglia di due persone pagherà circa quanto lo scorso anno, mentre quella composta da 3 persone subirà un aumento del 15%; quella di 4 persone del 29%; aumentando progressivamente al crescere del numero dei familiari. Altre belle sberle arriveranno alle attività. Gli studi professionali pagheranno da quest'anno circa il 3% in più, le autofficine subiranno aumenti del 25%, i bar del 175%, mentre i ristoranti del 200%. Particolarmente penalizzati gli ortofrutta e le pizzerie al taglio che vedranno aumentare la tassa sui rifiuti del 300%. Da notare che la nuova tassa picchierà duro anche sulle attività sanitarie e sociali: l'ospedale di Volterra si vedrà richiedere dal Comune più di 86.000 euro a fronte dei 42.000 dello scorso anno, mentre il S. Chiara passerà da 5000 euro a 18.000. Curiosamente, pur applicando la massima aliquota consentita, la banca pagherà di Tares “solo” 2.200 euro: qualcosa meno rispetto alla Tarsu dello scorso anno.
Quanto descritto è il prodotto del “federalismo” all’italiana andato tanto di moda con gli ultimi governi, decisi al di fuori da ogni logica a conformare i Comuni al modello semplicistico di banali aziende di servizi. Peggio: erodendo progressivamente la loro capacità decisionale e contemporaneamente schiacciandoli nello scomodo e sempre più pesante ruolo di esattori del fisco.
Dato che le tasse verso le amministrazioni locali verranno complessivamente elevate al pari di tasse e imposte destinate allo Stato centrale (vedi l'aumento previsto dell'Iva), otterremo per risultato un ulteriore incremento della pressione fiscale quando già l'attuale è sopra ogni limite ragionevole. Quale sarà la logica conseguenza di tali politiche, lo lasciamo immaginare ai lettori che avranno già avuto modo di farsi un'idea per esperienza diretta. Vogliamo continuare su questa strada?

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