venerdì 26 luglio 2013

Il patatrac della Variante Urbanistica

Quando la lista civica approdò all'Amministrazione di Volterra i nuovi eletti erano ancora un po' confusi circa il funzionamento dell'amministrazione e ai loro occhi solo poche cose ben chiare. Tra queste forse la più chiara di tutte era la necessità di dotarsi di competenze esterne di buon livello (meglio se ottimo) nei settori strategici della cultura e dell'urbanistica per i rispettivi assessorati. Fu così che vennero prima contattati e poi nominati gli assessori Furlanis e Fambrini nei ruoli che avrebbero dovuto risultare propulsivi nel prossimo futuro. E' noto come siano andate in seguito le cose: la competenza è passata in second'ordine, poi è stata del tutto sacrificata alla necessità di poter fare e disfare senza tanti complimenti. I due assessori esterni da risorse vennero considerati da Buselli ostacoli, fino al loro allontanamento. Dopodiché alla Cultura Furlanis è stato sostituito da un'insegnante in pensione e alla guida dell'urbanistica si è autoinsediato lo stesso Buselli; che della materia non crediamo abbia mai letto non diciamo un testo specialistico ma neppure un opuscolo. Oggi la città paga lo scotto di questa infantile presunzione. In realtà non sarebbe occorsa neppure troppa competenza per limitare i danni: sarebbe bastato mantenersi coerenti rispetto agli impegni assunti col programma elettorale. Ma come è noto la coerenza non abita a Palazzo dei Priori. Infatti, la Variante al Regolamento Urbanistico che sta per essere approvata lascerà sostanzialmente tutte le cose come stanno. Nessuna delle gravi contraddizioni presenti in questo Regolamento Urbanistico è stata risolta, anzi alle vecchie ne sono state aggiunte di nuove. L'assurdità più evidente è che, dopo 4 anni di lavoro alla Variante, sono stati lasciati in piedi gli arcivituperati Piani Complessi d'Intervento, contro i quali s'incentrarono tanti affondi della lista civica nella scorsa campagna elettorale. Rileggendo il programma della lista civica, si trova: “Affinché non vengano esclusi i soggetti locali che lavorano nell’ambito dell’edilizia dai principali progetti previsti nelle aree a trasformazione (le nuove zone edificabili), si dovrà ripensare il ricorso all’uso dei Piani Complessi d’Intervento, limitandone l’uso solo ove davvero necessario (SD 1 ed SD 3). Per le restanti aree dovrà essere previsto il ricorso di strumenti più agili, quali i piani attuativi, guidati attraverso le linee di eventuali schede normative (con le quali si potranno predisporre progetti alla portata degli operatori edilizi volterrani)”. Non sappiamo se prima di essere assunto dalla Asl Buselli lavorasse su qualche bastimento, fatto sta che queste si sono rivelate promesse da marinaio perché, assunta su di sé la delega all'urbanistica, gli operatori edilizi volterrani sono stati dimenticati in un baleno. I Piani Complessi d'Intervento venivano giustamente criticati, perché inadatti al caso di Volterra; sono strumenti pensati per grandi realizzazioni e infatti rimandano la pianificazione urbanistica di parti della città e del territorio a complicati progetti in cui interessi pubblici e privati dovrebbero incardinarsi secondo percorsi decisamente intricati. Non a caso si chiamano Piani Complessi. Bene, nonostante si tratti di strumenti così poco adatti alla nostra realtà, questi sono stati tutti confermati. Infatti dopo 4 anni di lavori, la Variante predisposta si limita a deperimetrare pezzettini di territorio dagli Schemi Direttori, assegnando loro un intervento diretto, lasciando intatto, per giunta, il vuoto di programmazione dei Piani Complessi. Portare un risultato simile quasi a fine mandato è indice di manifesta incapacità di programmazione, ma anche di scarso rispetto dei tanti soldi pubblici spesi inutilmente in consulenze. Infatti, se il Palazzo non è in grado di fornire ai tecnici incaricati indirizzi precisi per vuoto di idee e incompetenza, alla fine viene partorito il proverbiale topolino che rinuncia perfino a pianificare l'uso delle aree circostanti il capoluogo. Anche l'unico Piano Complesso “progettato”, quello di Docciola, segna un totale fallimento. Poiché la LR 1/2005 all'art. 57 afferma: “l'efficacia del Piano Complesso D'intervento è limitata alla permanenza in carica della giunta che l'ha promosso”. Prorogabile al più per 18 mesi e non oltre. Dato che dopo alcuni mesi dall'approvazione il suo sviluppo è completamente fermo, possiamo essere certi di trovarci di fronte ad un altro (costoso) strumento urbanistico candidato alla totale inefficacia.
Infine, merita rilevare il sostanziale ostracismo che questa amministrazione ha ancora una volta dimostrato rispetto ai processi partecipativi, in questo caso previsti espressamente dalla legge. A tale proposito basta riferirsi a quanto scritto dalla curatrice del processo partecipativo, che nella sua Relazione a commento dell'unica iniziativa di partecipazione prevista, “L’urbanistica a piedi per Volterra”, è stata costretta ad ammettere: “la partecipazione dei “semplici cittadini” è stata piuttosto bassa (una decina di persone in tutto)”. E conclude: “Difficile capire se le motivazioni siano attribuibili al fatto che l’urbanistica è solitamente percepita come una materia un po’ ostica, da addetti ai lavori, oppure alla fiducia comunque riposta nell’operato dell’Amministrazione, o più semplicemente a una scarsa pubblicizzazione dell’iniziativa”.
Chissà, davvero, se i volterrani avranno evitato appositamente di interessarsi al futuro della loro città per la fiducia cieca che ripongono nell'operato dell'amministrazione Buselli? Come fai a non fidarti di un sindaco che ha detto che avrebbe portato l'IKEA a Saline, avrebbe realizzato la nuova 68 fino a Colle e che oggi si appresta a strappare il quartier generale di Dolce & Gabbana alla città di Milano?
                                                                                                                            Progetto Originario

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