
Cosa c'è di rimarchevole in tutto
questo? Non tanto l'esito della sentenza, che in punta di diritto
risulterà pure corretta. E' stupefacente la spaventosa assenza delle
istituzioni, delle principali forze politiche e sociali di questo
Paese a fianco delle vittime dell'incidente e di chi, a sue spese, ha
tentato di aiutarli nell'accertamento della verità. Da questa
sentenza si deduce che le attuali istituzioni hanno dato vita ad un
impianto legislativo che tutela ferocemente l'azienda, quando si
tratta di “regimare” gli atti e le scelte dei suoi dipendenti, ma
non tutela abbastanza l'accertamento della verità e non tutela i
diritti delle vittime. Forse dovremmo chiederci perché oggi abbiamo
una legge che non difende l'esigenza di giustizia di un dipendente
che vede la sua azienda, un'azienda pubblica, contrapporsi
frontalmente in tribunale ai familiari delle 32 vittime della strage
di Viareggio, che chiedono solo l'accertamento della verità e
maggiore sicurezza per operatori e utenti. Così si eliminano gli
Antonini – cittadini e dipendenti difettosi - e si alimenta il
conformismo omertoso dei lavoratori-sudditi, che a ragione soffocano
dentro se stessi ogni anelito di verità e di giustizia.
Ecco, noi viviamo qui, nel Paese che
ricopre d'oro i Mauro Moretti (oltre 700.000 euro di stipendio
all'anno) con amici importanti nel centrodestra e nel centrosinistra,
ed isola, licenzia e censura i Riccardo Antonini. Questa sembra
essere l'Italia del 2013. La sentenza del tribunale di Lucca
l'illumina appieno ed evidenzia il vuoto spinto creato attorno al
ferroviere Riccardo Antonini e ai familiari delle vittime della
strage di Viareggio, a cui tributo la mia sincera solidarietà di
cittadino difettoso.
Fabio Bernardini, Progetto Originario
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