Il
4 di giugno su il quotidiano “Il Tirreno” abbiamo appreso che il
signor Kuldeep Kumar Deasur, aspirante futuro proprietario di Poggio
alle Croci e dei suoi padiglioni psichiatrici, non accetterebbe le
pur blande prescrizioni contenute nel documento di adozione del Piano
Attuativo. Queste, secondo il virgolettato riportato dal giornale, le
parole rivolte al Comune dall'imprenditore anglo-indiano: “Solo per
un gesto di buona volontà ho proposto di aprire il resort
all'esterno, ma solamente secondo i termini e le condizioni dettate
da me”. La frase rivela una mentalità, una visione davvero
preoccupanti. Probabilmente l'idea di poter fare quello che vuole con
un sesto della città di Volterra nel pensiero di questo imprenditore
è stata alimentata dall'atteggiamento remissivo e donabbondiesco del
sindaco, che ha tenuto a condurre personalmente una specie di lunga,
infruttuosa trattativa con la controparte. Una trattativa fatta di
impuntature durate un giorno e di improvvisi, rovinosi cedimenti, che
debbono aver generato nella testa del compratore l'idea di
un'amministrazione disposta a tutto pur di incassare gli oneri di
urbanizzazione. Tuttavia le cose non dovrebbero funzionare così. E'
(dovrebbe essere) l'amministrazione comunale a dettare le regole sul
proprio territorio, e queste dovrebbero aderire alle tradizioni
locali, alla sensibilità e alla storia cittadina, al bene pubblico e
ad una visione complessiva del territorio. Proprio non ci convince
questo signore, per quanto danaroso, che viene da mille miglia
lontano ed approccia la città col piglio del padrone del vapore.
Sono anni che gioca a tira e molla con le istituzioni locali che,
purtroppo, sembrano Arlecchino e Pulcinella davanti alla promessa di
un piatto fumante di pastasciutta, dimostrando robusto appetito per i
soldi e dignità inversamente proporzionale. Anche da queste piccole
dimostrazioni si intuisce l'immagine che in questi anni il nostro
Paese ha fornito di sé all'estero: un Paese sull'orlo del collasso,
disposto a svendere anche la propria storia. Si capisce anche che
abbiamo a che fare con un imprenditore che non apprezza né la
cultura né la storia di Volterra. Perché chi possiede queste
sensibilità si sarebbe avvicinato alla città in punta di piedi,
cercando di inserirsi nel nostro contesto in maniera armonica, non da
padrone.
Una
ragione in più, che ci rafforza nella convinzione che abbiamo più
volte affermato: l'area di Poggio alle Croci dovrebbe rimanere aperta
al pubblico. Abbiamo già il Maschio, un altro (ipotetico)
fortilizio, per di più riservato ai forestieri, non ci interessa.
Progetto
Originario
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