La proposta di riordino
delle province formulata dal governo Monti nell'ambito della spending review
(revisione di spesa, DL 95/2012) non è questione da banalizzare con uno slogan
né uno spauracchio da agitare. La necessità del governo di razionalizzare la
spesa pubblica è sicuramente reale, ma i provvedimenti ipotizzati rischiano di
rivelarsi peggiori del male. La filosofia che pervade l'intera spending review
è l'accentramento delle funzioni (e dei punti di erogazione dei servizi) come criterio
principe per ridurre la spesa. Ora, chi abita luoghi di provincia periferici
come il nostro sa bene a cosa portino le politiche di accentramento in termini
di tagli ai servizi e calo dell'occupazione. In sanità osserviamo già da anni
gli effetti della concentrazione dei servizi ospedalieri in poche città. Resta
sempre da dimostrare che il processo porti, infine, alla riduzione di una
spesa. Per adesso, in sanità è sempre cresciuta. Di sicuro sta producendo la
riduzione dell'offerta, la caduta della qualità dei servizi, l'aumento della
disparità di trattamento su base territoriale; il tutto a scapito dell'utenza.
La riorganizzazione delle
province, per come è stata concepita dal governo Monti, mira stravolgere
l'attuale articolazione degli enti locali ricorrendo ad un espediente.
Infatti, se l'intento fosse quello di
eliminare l'ente provincia, secondo il nostro ordinamento, il parlamento
dovrebbe preliminarmente emendare la Costituzione. Se si volesse seguire la
strada maestra e la più onesta. Un procedimento forse lungo ma necessario,
quando si vogliano riformare le istituzioni in modo profondo, riposizionando
competenze e responsabilità in modo equilibrato, tenendo d'occhio la qualità
dei servizi erogati. Ovvio che il tema sensibile è la ripartizione tra regioni
e comuni delle importanti competenze provinciali (ambiente, imprese,
agricoltura, scuola, viabilità, ecc.) per non provocare disservizi o blocchi.
Il governo Monti, tra le molte novità contemplate nella spending review, ha
escogitato l'espediente del riordino delle province probabilmente per strizzare
l'occhio ad un elettorato tartassato da nuove e gravose tasse, aggirando il
dettato costituzionale. Il DL 95/2012 prevede, infatti, che le province non
vengano eliminate, ma accorpate in macroprovince (in Toscana potrebbero essere
3 o 4). Le future macroprovince, dove andrebbe convogliato tutto l'attuale
personale provinciale, verrebbero però private di alcune delle attuali
competenze e degli organi elettivi. Andando a costituire grandi impalcature
amministrative, per ambiti territoriali vasti, operativamente e politicamente
semivuote, ma sicuramente costose. Si tratta, quindi, di un tema scottante,
assai serio e spinoso, portato avanti dal governo a ritmi forzati, tra infinite
incertezze e molti rischi. Si pensi che, secondo i parametri di popolazione e
territorio indicati dalla nuova normativa, i futuri capoluoghi di provincia
nella Toscana centro-meridionale non dovrebbero essere né Pisa né Siena, ma
Livorno e Grosseto. Deciderà alla fine il governo, in teoria già ad ottobre,
sentite le regioni. All'interno di questo riassetto, tumultuoso e caotico, i
singoli comuni avrebbero potuto esprimere le proprie osservazioni ma solo entro
lo scorso luglio. In una situazione così incerta e complessa è inopportuno e
sciocco banalizzare la situazione agitando a sproposito la rivalità Pisa-Siena
come ha preso a fare l'amministrazione comunale. Per questo all'ultimo
Consiglio Comunale abbiamo presentato un nostro documento sul tema, teso a
mettere in luce gli aspetti più seri della questione: 1) l'importanza del
rispetto delle procedure costituzionali, chiedendo più rigore ma anche più
coraggio al governo nell'affrontare il tema del riassetto degli enti locali; 2)
che la riorganizzazione in atto, perseguendo il necessario contenimento della
spesa, non perda però di vista la salvaguardia dei servizi al cittadino.
Dopo una breve discussione
in un'aula semivuota, il documento è stato bocciato dal voto della maggioranza,
già lanciata nella nuova, intempestiva tenzone tra campanili. Abbiamo
apprezzato, comunque, i voti favorevoli degli altri gruppi di minoranza, Città
Aperta e Sinistra per Volterra. Che evidentemente hanno saputo cogliere il
nostro sforzo per evitare che questa fase, così delicata e rischiosa per i futuri
assetti amministrativi, venisse volgarizzata ad arte nella Sala del Maggior
Consiglio, costruendoci sopra un falso scontro Pisa-Siena. Purtroppo, la
maggioranza con l'aiuto di Bassini non ci ha risparmiato neanche questa
ennesima sceneggiata. Infantile e del tutto fuori luogo.
Il Gruppo Consiliare di
Progetto Originario
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