martedì 10 aprile 2012

Il sale di domani

Dopo il mio ultimo articolo sulla vertenza Solvay, mi potevo aspettare una replica dell’ufficio stampa della multinazionale. E’ arrivata invece una risposta vagamente acida da parte della lista civica del sindaco. Da bravi soldatini, so che i rappresentanti di UpV non proferirebbero verbo se non comandati da Palazzo dei Priori. Non a caso il gruppo dirigente del 2010 che osò criticare il sindaco per le sue frequenti iniziative arbitrarie fu destituito. Operazione portata a termine reclutando un drappello di iscritti dell’ultimo minuto per modificare ad arte la maggioranza dell’assemblea. Il nuovo gruppo dirigente di Uniti per Volterra, quindi, è formato in gran parte da gente arrivata dopo la vittoria elettorale o dalle terze file dell’assemblea del 2009. Non c’è da stupirsi se chi ha scritto l’articolo della scorsa settimana è stato approssimativo e soprattutto si è lasciato sfuggire una emerita corbelleria. Qualsiasi persona di normale buon senso avrebbe intuito che, in fase di contenzioso legale aperto tra Solvay e il Comune di Volterra, non è molto astuto da parte del partito del sindaco affermare nero su bianco dalle colonne di un giornale che il cantiere dei Boschini è stato bloccato al fine di “coadiuvare” i “movimenti di protesta”. Sarà stato contento nel leggere questo brano l’architetto che ha sottoscritto le due determine dirigenziali che ordinarono il blocco. Documenti ovviamente motivati con argomenti puramente tecnici, in seguito impugnati dai legali di Solvay Italia. Ancora una volta emerge che spirito e cautela con cui sono affrontati certi argomenti possono risultare completamente diversi, a seconda che l’intento sia la ricerca di risultati concreti o fare il solletico sulla pancia all'elettorato. Sulla questione del contenzioso legale mi fermo qui, perché mi sembra che la posizione del mio Comune possa soltanto indebolirsi aggiungendo ulteriori considerazioni a riguardo.

Vengo ora alle imprecisioni e confermo l'opinione già espressa in Consiglio. Appresa la nuova situazione verificatasi ai Boschini, a mio parere, sarebbe stato più opportuno da parte dell'amministrazione comunale, prima di procedere al blocco, tentare la strada del dialogo. Convocando Solvay e informando l’ente più direttamente interessato (la Regione). Ritengo infatti che, dopo un unico incontro ufficiale avvenuto tra i responsabili Solvay Italia e quelli del Comune nel 2010, peraltro centrato sul tema generale della loro attività in Val di Cecina, non potessero considerarsi esauriti i tentativi di dialogo con l’azienda. Accertate le nuove subsidenze ai Boschini, un ulteriore sforzo di trattativa sarebbe stato indicato. Innanzitutto perché queste modificavano lo scenario, ma anche per dimostrare universalmente che l’eventuale avvio di un braccio di ferro dagli esiti incerti non era negli intenti del Comune. Infine, perché sono certo che qualsiasi soluzione del problema degna di questo nome potrà venire soltanto da un accordo mediato. Dunque vengo a rilanciare al partito del sindaco l'unica proposta concreta sentita finora. Visto che l'amministrazione di Pomarance una settimana fa ha annunciato pubblicamente che intende rinunciare al progetto di Puretta, penso che al Comune di Volterra si offra un'occasione unica per rompere gli indugi. Adesso Buselli è sollevato dalla responsabilità dello strappo, visto che il coraggio per annunciare il cambio di rotta l'ha trovato per primo il sindaco Martignoni. Ragione di più per stringersi attorno all'amministrazione di Pomarance e annunciare a nostra volta la rinuncia al progetto di Puretta. Verrebbe a coagularsi un'unità d'intenti decisiva. Avviando una nuova fase di intesa e distensione che contribuirebbe anche a riannodare le politiche di zona, mai tanto squassate come nell'ultimo anno. Eliminare l'improbabile progetto Puretta renderebbe efficaci le sentenze del TAR Toscano e del Consiglio di Stato sul progetto di coltivazione dei giacimenti salini ex Monopoli. Facendo giustizia degli espedienti poco lusinghieri messi in atto per aggirare il responso dei giudici. La Regione a quel punto dovrebbe riscrivere le prescrizioni al progetto di coltivazione con maggiore cura e approfondimento, cercando misure di mitigazione serie. Soprattutto si obbligherebbero tutti i soggetti interessati a sedersi intorno ad un tavolo, per riavviare una discussione complessiva sull'attività mineraria e sul suo peso. Per ricercare misure di contenimento dei prelievi compatibili con gli scenari futuri. Questa è la giusta strada. Ogni persona di buon senso, infatti, ha capito ormai che l'acqua disponibile negli anni a venire sarà sempre meno. Amministrazioni pubbliche serie non possono più permettersi di accettare gli enormi sprechi del passato e del presente.

Fabio Bernardini, Progetto Originario 


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