martedì 12 luglio 2011

La linea d’ombra



Rieccoci. Puntuale come non mai è scoccata di nuovo l’ora dei tagli. Come succede ormai ritualmente da diversi anni, torna la fatidica scure a minacciare quel che resta dei servizi pubblici della Val di Cecina. La Val di Cecina, come sicuramente tante altre aree agricole o montane moderatamente popolate, ha cominciato a pagare prima di altre e a caro prezzo le conseguenze di un riassetto economico di cui non si vede la fine. Come già fu in passato il momento peggiore cade d’estate, quando la gente s’illude di potersi distrarre magari con una settimana o due di vacanza. Per gli smaliziati managers pubblici la distrazione degli elettori viene considerata un’opportunità, tanto che questa è da sempre la stagione delle chiusure più feroci, dei generi più disparati: scuole, reparti ospedalieri, linee di mezzi pubblici, uffici… Un servizio disponibile fino a primavera in autunno semplicemente non c’è più: è chiuso già da qualche mese ormai e, nel tran tran delle giornate di lavoro invernali, chi ha la forza di indignarsi se non gli sfortunati che hanno bisogno solo adesso di quella prestazione che fino a ieri c’era?  Pochi, anche perché di grane quotidiane ne abbiamo tutti fin troppe di questi tempi. Dunque, tanto vale lasciar perdere, sperando che prima che quel servizio cancellato torni utile proprio a me, qualcosa di nuovo accada. Ma è proprio questo il punto: da troppo tempo nessuna novità positiva viene a confortarci dall’esterno, e se non ci riscuotiamo per primi noi che viviamo in queste zone, non abbiamo alcun motivo per illuderci che qualcuno da fuori si interessi della nostra sorte per risollevarla. Certo, non è comunque facile. Sarebbe un gran successo se almeno le forze politiche locali fossero disposte a fare fronte comune contro i tagli, quando sono troppi, pesanti, ingiustificati e magari conditi da raggiri piuttosto biechi. Evidentemente si tratta di una prospettiva oggi impossibile. Di fronte al pesante scenario attuale, sarebbe tuttavia già molto se le forze politiche locali riuscissero almeno a mettere momentaneamente da parte i più accesi spiriti di competizione reciproca. Ma anche questo augurio suona decisamente utopico. Continua a prevalere, immutabile, lo spirito di fazione, che schiaccia tutto e per prima la verità. L’attualissimo taglio al reparto maternità ne è un esempio emblematico. Nel Consiglio Comunale che venti giorni fa affrontò la materia, i rappresentanti di tutte le forze politiche presenti – nessuna esclusa - si accordarono, durante una conferenza dei capigruppo, con il direttore generale della Asl 5, dr Damone, affinché venisse approntato urgentemente un Tavolo di confronto sulla sanità plurale e aperto. In quella sede venne espressamente rimarcata la necessità di includere tra gli argomenti di confronto da inserire nell’agenda del Tavolo anche e prioritariamente il reparto materno-infantile e il punto nascita volterrano, tanto che in questo preciso senso venne predisposta la delibera di Consiglio votata quella sera stessa all’unanimità.  Per trovare il più largo accordo, il gruppo di Progetto Originario ritirò la mozione che aveva precedentemente depositato, molto più esplicita nei riguardi della conservazione del servizio, e Uniti per Volterra fece altrettanto. Certo, il dr Damone si impegnò solo sulla parola, non essendo quella la sede per un suo impegno formale. Ma anche la parola per alcuni vale pur qualcosa. Per questo è risultata particolarmente spiacevole la sua dichiarazione inaugurale alla prima riunione del Tavolo con la quale ha smentito il suo precedente impegno, dichiarando che non avrebbe accettato di tornare in nessun modo sull’argomento punto nascita.  I gruppi consiliari, invece, presero un impegno formale, attraverso il loro voto in Consiglio, nei confronti degli elettori e dei loro colleghi consiglieri; se oggi per non urtare il direttore della Asl nominato dalla Regione sono disposti a rimangiarselo significa che in loro domina sopra ogni altra cosa lo spirito di fazione. Infatti, sentite al Tavolo le parole del dr Damone, io stesso chiesi ai capigruppo un momento di verifica per arrivare a scrivere un documento congiunto con cui richiamarlo fermamente al rispetto degli impegni assunti la sera del Consiglio. Purtroppo, dopo aver atteso una settimana, mi sono scontrato con l’esplicita indisponibilità di Cucini (Sinistra per Volterra) e Rosa Dello Sbarba (Città Aperta). Devo dire che non me lo aspettavo. Pensavo che, al di là dei diversi, conclamati punti di vista sul tema, almeno sul rispetto dei patti potessimo trovarci d’accordo. Non è stato così. Evidentemente quando la controparte (in questo caso la Asl 5) è un’emanazione di  un’Amministrazione considerata “amica” (nello specifico la Regione Toscana), in qualche modo si materializza una linea d’ombra ancora impossibile da superare. Una linea oltre la quale i locali rappresentanti degli attuali partiti non possono muovere critiche né sollevare obiezioni. Me ne dispiaccio. Perché proprio adesso, proprio qui a Volterra, ci sarebbe un gran bisogno di tornare a parlare civilmente tra le parti e prima di tutto di regole di comportamento: da riprecisare, fissare e difendere. Ma come è noto le regole possono dirsi tali soltanto se si è disposti ad applicarle a tutti. Anche agli “amici”, anche agli alleati politici. Altrimenti si cade nel penoso, ingiustificabile, furfantesco campo della doppia morale. 
Fabio Bernardini, Progetto Originario

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