venerdì 10 giugno 2011

ASL E PD OFFENDONO LE MAMME VOLTERRANE

Gravissime ed offensive nei confronti delle mamme della Val di Cecina le affermazioni del Direttore generale della ASL 5 Rocco Damone:  “sono state le mamme in certo senso a decretare la chiusura del punto nascita”. A questa parole fanno eco le dichiarazioni dei segretari delle unioni comunali PD dell’Alta Val di Cecina: “le future mamme si fanno seguire durante la gravidanza dalle strutture cittadine poi vanno a partorire altrove”. Alla base della chiusura del Punto Nascita di Volterra, già prevista per il primo di luglio, ci sarebbero infatti secondo la ASL i bassi numeri e la sicurezza. Come sempre sono i numeri, interpretati ad arte, che decretano la soppressione di servizi essenziali.  Perché la ASL non ci illustra quante delle donne seguite presso la struttura volterrana sono state poi costrette a partorire altrove a causa dei limiti imposti dal protocollo sperimentale sul parto naturale, che la Asl stessa ha imposto? Se fornisse questi dati, avremmo un quadro più chiaro e numeri più significativi.  In questi giorni è nato su Facebook il gruppo “Mamme della Val di Cecina” dove le donne riportano le loro esperienze. Alle testimonianze ricavate attraverso il sondaggio, si aggiungono così altri  racconti delle mamme costrette a partorire altrove: peso corporeo fuori dei limiti, lievi patologie o piccole anomalie, necessità di induzione del parto. Queste sono le cause che hanno costretto molte donne a partorire fuori Volterra.  Queste mamme non hanno avuto la possibilità di scegliere né tanto meno di decretare il mantenimento o la chiusura del Punto Nascita di Volterra.
Solo alcune scelgono di propria iniziativa di partorire altrove, un fenomeno peraltro non nuovo per l’ospedale di Volterra. Dai primi tentativi di chiusura del Punto Nascita che risalgono a molti anni fa infatti si è sempre puntato il dito sulla mancanza di sicurezza legata al parto negli ospedali più piccoli, sprovvisti di neonatologia o di un minimo reparto di rianimazione. La scarsa attenzione poi che la ASL e le istituzioni locali hanno riservato, durante la sperimentazione del progetto  affidato al Dottor Srebot, alla demedicalizzazione del parto (dimenticandosi spesso di ribadire la presenza costante in reparto di ginecologo e pediatra durante il parto) ha portato alcune donne  a percepirla più come una mancanza di sicurezza che come un’opportunità per lei ed il suo bambino.
La ASL che sostiene la chiusura del Punto Nascita anche sulla base di criteri di sicurezza, per altro rinviata al mittente dallo stesso Dottor Srebot, pone poi una domanda: in questi anni allora le donne che hanno partorito a Volterra sono state esposte a rischi? La ASL ha investito denaro pubblico in un progetto privo di requisiti di sicurezza? Se così fosse molti dirigenti della ASL dovrebbe assumersi una grossa responsabilità e comportarsi conseguentemente, rassegnando le proprie dimissioni.  Se così fosse, il dott. Damone, negli ultimi 4 anni direttore sanitario della Asl 5 e promotore 3 anni fa di questo progetto, sarebbe egli stesso tra i principali colpevoli di un’operazione che oggi sostiene  essere sconsiderata.
E’ evidente invece come per l’ennesima volta si tenti lo smantellamento di un servizio di base, a fronte di logiche prettamente economicistiche, nascondendosi dietro ai numeri riportati ad arte o spinti verso il calo attraverso lente ed impercettibili operazioni di boicottaggio, che passano subdolamente attraverso  piccoli tagli, ristrutturazioni, riduzioni di organico, modifiche di protocolli, assenza di promozione. La ASL però non pensa a provvedimenti così drastici quando si tratta di SPA con perdite in bilancio di oltre 500 mila euro come l’Auxilium Vitae, anzi, spesso si barattano servizi di base con “eccellenze”, con CdA dai gettoni ben remunerati, piuttosto che utilizzare le eccellenze come motori trainanti per il mantenimento dei servizi essenziali dell’ospedale civile. E tutto questo sotto l’avallo delle forze politiche che si definiscono di sinistra o di centro sinistra, che senza pudore offendono i cittadini, parlando genericamente di diritto alla salute senza riuscire a tradurre questo principio in azioni conseguenti tutte le volte che se ne presenta l’occasione.

Progetto Originario - Commissione Sanità

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