lunedì 27 settembre 2010

Emilio Lussu


Emilio Lussu
La prima volta che il re aveva visitato la Brigata, era stata una delusione. È risaputo, noi sardi siamo di piccola statura, ma il re era ancora più piccolo. Un re così piccolo ! Questo avvenimento aveva esercitato sui sardi della Brigata un'influenza deleteria. Perdendo il prestigio fisico, il re cominciava a perdere anche quello politico, della sovranità, e finì col perderlo del tutto. Ed avvenne l'incredibile : che quando il re visitò la Brigata altre due volte, a riposo, i battaglioni accolsero l'«attenti al re!» suonato dalla cornetta del campo con mormori! e grida ostili non sufficientemente represse. Fatto inaudito per i sardi. Non pertanto vero. Re d'Aragona, di Spagna, di Sardegna e d'Italia, saltavano in aria tutti insieme e tutti in una volta. È difficile comprendere queste cose, nel loro formarsi e nel loro esplodere, per chi non abbia vissuto la vita della Brigata. E quando un generale, divisionario, che pure era sardo anche lui, ripromettendosi morale più elevato e successi tattici, ordinò che la Brigata imparasse a cantare in coro « Cunservet Deus su Re — Viva su Regnu Sardu. » poco mancò che la Brigata non si ammutinasse. Il generale dovette rinunziare al canto, e non se ne fece mai più niente.
(Emilio Lussu, La Brigata Sassari e il Partito Sardo d’Azione)

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