venerdì 13 dicembre 2013

Effetto domino

Negli ultimi tempi è balzata agli onori della cronaca la riorganizzazione dei servizi sociali offerti dai cosiddetti sportelli, in maniera particolare dello Sportello Informagiovani e dello Sportello Stranieri. Negli anni scorsi la scelta dei 4 comuni della Alta Val di Cecina cadde su una gestione associata con un unico gestore per tutta la zona, scelto tra le associazioni di volontariato o del terzo settore. Questa tipologia di organizzazione ha avuto il vantaggio di limitare le spese, offrendo una gestione omogenea del servizio per tutto il territorio. Dal 2009 ad oggi si sono tuttavia susseguite molteplici frizioni politiche tra i quattro comuni dell'Alta Val di Cecina e con esse abbiamo assistito al tramonto delle politiche di zona, in favore di “scelte particolaristiche”. Volterra e Castelnuovo hanno deciso di stare insieme nella gestione associata dell'urbanistica e dei servizi scolastici mentre Pomarance, Montecatini e Monteverdi hanno formato l’Unione dei Comuni ereditando le deleghe della estinta Comunità Montana più altre gestioni associate. Un esempio significativo degli effetti deleteri, almeno per il Comune di Volterra, di queste scelte è proprio la gestione degli sportelli. Lo sportello Informagiovani di Volterra è stato affidato dal 2012 al S. Chiara. Il costo per il 2013 è previsto in € 16.577 contro una spesa nel 2010 era di circa € 5.700. Pomarance, invece, che nel 2010 spendeva circa € 1.200 quest’anno non spenderà nulla perché ha aderito al progetto regionale GiovaniSì, aprendo un nuovo Infopoint e ricevendo un finanziamento di € 10.000. Veniamo poi alla qualità dei servizi erogati. Fino al 2010 l’Informagiovani oltre all'apertura fisica al pubblico era dotato di un portale informatico dedicato ai giovani attivo sull’intera Valdicecina, assai utile visto che i ragazzi sono naturalmente più a loro agio con questo strumento. Oggi l’ufficio Informagiovani di Volterra non ne ha più, mentre Pomarance, in virtù della sua adesione al progetto GiovaniSì, ha un suo portale nuovo di zecca aggiornato e moderno. Infine, merita un cenno il drastico calo dell'utenza, logica conseguenza dell'impoverimento del servizio. L’ultima relazione risalente alla gestione associata, curata dal precedente gestore, del marzo 2010, riferisce di 2.954 contatti da parte degli utenti in un anno nella sola Volterra. La relazione del 4 aprile 2013 del nuovo gestore (S. Chiara), riferisce che solo 3 o 4 persone si presentano allo sportello per ogni apertura. Un breve calcolo matematico….e si può concludere che essendo aperto 3 volte la settimana, i contatti sono precipitati a 627 all'anno. Per un calo del 450% circa! Nonostante i numeri evidenzino quindi il fallimento della scelta fatta dal Comune di Volterra, sia in termini economici che di servizio, di recente si è proposto di replicare l’esperimento con lo sportello immigrati. Ufficio evidentemente molto delicato per la natura delle pratiche di cui si occupa e anche per la situazione particolare degli utenti. Dopo un tentativo inascoltato esercitato dalle minoranze in Consiglio Comunale, sono intervenute le associazioni del settore sociale riunite nella Consulta a stoppare l’iniziativa del duo Buselli-Lonzi. La discussione non è stata pacifica, tanto che sono arrivate perfino le dimissioni del Presidente della Consulta, Pierluigi Dei, persona molto sensibile ai problemi del sociale e di norma poco incline ai gesti clamorosi. Nonostante ciò la questione rimane comunque sempre aperta e dagli esiti incerti. Ma perché l’amministrazione comunale pur messa di fronte al fallimento delle sue scelte dimostra di voler insistere ancora nell'errore? La risposta è chiara. Perché nell'affidare un servizio l’amministrazione non ragiona pensando a cosa è meglio per l’utenza, ma è tutta concentrata sul soggetto al quale desidera indirizzare i denari previsti per quell’affidamento. Così facendo svilisce e depaupera servizi che richiedono adeguata specializzazione, e non fa del bene neppure al S. Chiara. Perché affidando all'azienda piccole mansioni di poco prezzo che oltretutto non sa svolgere, finisce per disperdere in rami improduttivi le energie dei suoi dipendenti, senza restituirle benefici economici apprezzabili. Servirebbe, invece, concentrare le forze disponibili su progetti di peso e credibili, vicini alla vocazione tradizionale dell'azienda. Procedendo come ha fatto finora, cioè affrontando i problemi d’impeto e senza il minimo discernimento, l’amministrazione produce un effetto domino. Ovvero butta nel gorgo della sua azienda in profonda crisi tutta una serie di altri servizi sociali finora efficienti, finendo per demolirli uno ad uno. Senza aver minimamente contribuito ad arrestare l’emorragia di bilancio di un S. Chiara in perenne crisi economica.

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