sabato 14 settembre 2013

La Costituzione non si cambia, si applica.


  • Mentre tutta l'attenzione dei principali media nazionali è rivolta alla condanna di Berlusconi e agli espedienti che potrà trovare per restare comunque a galla, il governo delle larghe intese, sotto impulso e stretta sorveglianza del Presidente Napolitano, continua a sostenere che per condurre il Paese fuori dalla crisi è prioritario il rinnovamento del nostro sistema istituzionale.
  • Cosa intendono modificare? La forma di governo, il bicameralismo, la relazione fra Stato e Regioni, contenuti nei titoli I-II-III e V della parte seconda della Costituzione. Tutto questo, sia pur detto per inciso, non potrebbe non avere conseguenze anche sulla prima parte della Costituzione, quella che si dice non volere violare. Primo obiettivo dichiarato il presidenzialismo, ipotesi già bocciata dai cittadini al referendum confermativo del giugno 2006, quando oltre 15 milioni e 470 mila italiani risposero “No” alla riforma costituzionale allora approvata da una maggioranza parlamentare di centro-destra.
  • La ricetta è di nuovo il presidenzialismo? Come ha osservato giustamente Gustavo Zagrebelsky l’introduzione del presidenzialismo nel nostro paese “si risolverebbe in una misura non democratica, ma oligarchica. L’investitura d’un uomo solo al potere non è precisamente l’idea di una democrazia partecipativa che sta scritta nella Costituzione”.
  • Come stanno procedendo? Utilizzando una deroga illegittima all'art. 138 della stessa Costituzione, quindi applicando una procedura abbreviata e monca, studiata appositamente per schivare le principali forme di tutela della legge fondamentale della Repubblica, così come hanno ripetutamente segnalato numerosi costituzionalisti, tra i quali Alessandro Pace. Secondo Rodotà sono rivelatrici le parole adoperate nella risoluzione parlamentare: “una procedura straordinaria di revisione costituzionale”. L’abbandono della linea indicata dalla Costituzione è dunque dichiarato.
  • Chi detta l'agenda? E' rivelatore il rapporto sull’area euro redatto dalla ciclopica società finanziaria J.P. Morgan (28 maggio), secondo cui «all’inizio della crisi, si pensava che i problemi nazionali fossero di natura economica, ma si è poi capito che ci sono anche problemi di natura politica. Le Costituzioni e i sistemi politici dei Paesi della periferia meridionale, sorti in seguito alla caduta del fascismo, hanno caratteristiche non adatte al processo di integrazione economica, (…) e sono ancora determinati dalla reazione alla caduta delle dittature. Queste Costituzioni mostrano una forte influenza socialista, riflesso della forza politica che le sinistre conquistarono dopo la sconfitta del fascismo. Perciò questi sistemi politici periferici hanno, tipicamente, caratteristiche come: governi deboli rispetto ai parlamenti, stati centrali deboli rispetto alle regioni, tutela costituzionale del diritto al lavoro, consenso basato sul clientelismo politico, diritto di protestare contro ogni cambiamento. La crisi è la conseguenza di queste caratteristiche. (…) Ma qualcosa sta cambiando: test essenziale sarà l’Italia, dove il nuovo governo può chiaramente impegnarsi in importanti riforme politiche».
  • Che fare? 1) Come sempre è di primaria importanza documentarsi (più giornali e internet e meno Tv). 2) Firmare la petizione promossa dal Fatto Quotidiano. 3) Aderire ad uno dei comitati che stanno nascendo per la difesa della Costituzione. 4) Partecipare alla manifestazione che Sabato 12 Ottobre si terrà a Roma per dire che la Costituzione è la “via maestra” per realizzare la società che vogliamo. 
    Progetto Originario


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