mercoledì 27 febbraio 2013

MPS, la parola agli esperti

I recenti rovesci vissuti dal Monte dei Paschi di Siena hanno giustamente colpito l'opinione pubblica nazionale. Noi toscani siamo ancor più toccati dalla questione, perché possiamo osservare direttamente cosa significhi la presenza della banca cittadina per Siena e provincia. Da settimane tutti i media ne parlano, spesso dimenticando di rivolgere uno sguardo alla sorte di oltre 4000 dipendenti che rischiano di pagare per colpe non loro. I commentatori si concentrano per lo più sull'analisi del disastro. Oggi giustamente tutti affermano che il dissesto economico in cui versa il Monte deriva in gran parte dall'acquisto di Antonveneta nel 2007 ad un prezzo esorbitante, ben oltre il valore di mercato del gruppo. Al di là della indubbia presenza di risvolti politici nella vicenda, è forse utile tornare anche alla funzione di controllo esercitata sulle grandi manovre economiche e finanziarie dai grandi media in Italia e in particolare dalla carta stampata. Il Fatto Quotidiano, un piccolo giornale nato da pochissimi anni, ha il merito di aver fatto emergere lo scandalo, ma può essere un esercizio interessante andare a vedere cosa diceva la grande stampa all'epoca dell'acquisto di Antonveneta. Scopriamo, infatti, che 6 anni fa molti commenti differivano significativamente da quelli di oggi. Il quotidiano torinese, La Stampa, già il giorno dopo commentò l'acquisizione con queste parole: “Una operazione, quella annunciata, che sicuramente darà una diversa dimensione e nuove potenzialità alla più antica banca del mondo (il Monte fu fondato nel 1472) rafforzandone le aspirazioni di crescita senza snaturare però l’attaccamento al territorio”. La Repubblica nella rubrica dedicata all'economia si spinse anche a certificare la congruità del prezzo d'acquisto: “Il prezzo di 9 miliardi per circa 1.000 sportelli (8,5-9 milioni di euro per filiale) è di poco superiore a quanto, 2 anni fa, spese Abn Amro (circa 8,5 miliardi), ma negli ultimi due anni il valore delle banche ha subito un discreto rialzo, anche considerando la recente correzione” (La Repubblica Economia 8 nov. 2007).
Lo stesso giorno, su Il Sole 24 Ore potevamo leggere: “Con l'acquisto di Antonveneta, il gruppo Monte dei Paschi centra in un colpo solo l'obiettivo fissato dal piano strategico per il 2009: quello cioè di arrivare a una quota del 10% del mercato nazionale attraverso una rete di almeno 3mila sportelli (oggi rispettivamente 6% e 2mila). La banca padovana, con le sue mille agenzie per lo più dislocate nel Nord-Est del Paese, rappresenta da questo punto di vista la preda ideale per i senesi, che infatti avevano già guardato in passato alla possibilità arrivare a un'aggregazione di questo tipo”. La conclusione dell'articolo fu netta: “...la mossa di Siena spiazza completamente quanti ritenevano che il risiko bancario italiano avesse ormai esaurito spazi e desideri, e proietta il gruppo Montepaschi nell'Olimpo delle grandi banche nazionali (insieme a Unicredito-Capitalia e Intesa Sanpaolo). Con un'arma formidabile da utilizzare in futuro sul fronte dello sviluppo internazionale: l'alleanza con i francesi di Axa nella bancassicurazione. Dopo il colpo Antonveneta, le strategie di Banca Mps guarderanno infatti fuori dai confini nazionali”. L'altro quotidiano specialistico, Milano Finanza, il 6 febbraio 2009, titolò significativamente il pezzo di Paolo Panerai: “Banchieri coraggiosi”. All'interno si diceva “l'acquisto di Antonveneta, anche se a prezzo caro, era ed è fondamentale per Mps per mantenere la sua autonomia come terzo gruppo bancario italiano”. 
La chiusura di questo articoletto di riflessione sull'indipendenza della grande stampa italiana merita riservarla ad un piccolo giornale locale, che per l'occasione riuscì ad intervistare un faro dell'imprenditoria nazionale oggi prestato alla politica. Il 15 novembre del 2007, infatti, Il Corriere di Siena aprì la prima pagina con la dotta opinione di Montezemolo che dichiarò testualmente: “Antonveneta? Buonissima operazione bancaria”.

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