E' un dato storico che in questo Paese debba scatenarsi una poderosa ondata di veleni ogniqualvolta un magistrato, attraverso le proprie indagini, sfiori quell'area oscura in cui la mafia incontra e s'intreccia con settori importanti delle istituzioni. E' quanto sta accadendo adesso ai magistrati di Palermo e Caltanissetta che, proseguendo coraggiosamente il lavoro di Falcone e Borsellino, debbono essere giunti a poche spanne da verità inconfessabili. Inconfessabili e “inaccettabili”, se è vero come accertato dalle procure, che parti importanti dello Stato si spinsero a trattare una tregua con la mafia nella stagione stragista del 1992. Un'infame trattativa che, a meno di due mesi dalla strage di Capaci, potrebbe essere costata la vita al giudice Borsellino e agli uomini della sua scorta. Semplicemente perché Borsellino era conosciuto per essere un uomo così irriducibilmente onesto da inceppare gli ingranaggi di un sistema visceralmente malato. Accade sempre così: più ci si avvicina a sfiorare i rapporti mafia-politica, più le risposte vibrano violente, corali, velenose... Qualcuno ricorda gli attacchi vergognosi a cui fu sottoposto Falcone in vita, accusato da politici, giornalisti e perfino da qualche collega di essere un mero esibizionista, una primadonna, un carrierista da strapazzo? La storia non fa che ripetersi, e oggi sono i giudici antimafia Scarpinato e Ingroia ad essere cucinati al fuoco lento della calunnia e dell'ipocrisia. E' in questi momenti che la parte sana di questo Paese non può farsi trovare distratta, impreparata o incerta.
Noi siamo solidali con i magistrati antimafia. Rifiutiamo quella squallida idea della “Ragion di Stato” sempre pronta a mettere sotto accusa ogni giudice onesto e coraggioso che indaghi sul versante melmoso dei rapporti tra Cosa Nostra e la politica. Infine, invitiamo i cittadini a sottoscrivere la petizione promossa da Il Fatto Quotidiano (www.ilfattoquotidiano.it) in appoggio ai magistrati di Palermo e Caltanissetta.
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