sabato 1 febbraio 2014

Proposta ospedale: l’apertura di Damone




La scorsa settimana abbiamo avanzato pubblicamente una proposta in materia di sanità,  chiedendo di ragionare assieme ai soggetti interessati, politici e non, all'ipotesi di riportare il comparto delle riabilitazioni cittadine (Auxilium Vitae e nel tempo auspicabilmente anche Inail) all'interno dell'ambito Asl. L'operazione è mirata a rafforzare e “compattare” tutte le risorse del settore per mettere al riparo l’ospedale cittadino dalle sforbiciate delle prossime leggi finanziarie. Difatti i più recenti provvedimenti governativi in materia sanitaria stanno andando nella direzione della chiusura per obbligo di legge dei cosiddetti “piccoli ospedali”, quelli al di sotto dei 100 posti letto. Appena qualche mese fa, col governo delle larghe intese, sono trapelate su tutti i giornali indiscrezioni sul possibile taglio di 175 piccoli ospedali e nella lista figurava, tra i primi ad essere sacrificati, il S. Maria Maddalena di Volterra, con i suoi miseri 55 posti letto ufficiali.
La nostra proposta mira, quindi, a creare le condizioni “giuridiche” per poter considerare l'ospedale di Volterra una sola entità con il comparto delle riabilitazioni, arrivando a gestire, nel tempo,  poco meno di 200 posti letto.
Il direttore Damone ha pubblicamente risposto alla proposta dalle pagine dalle pagine de La Nazione il 24 gennaio scorso, giudicandola “interessante, piuttosto complessa” ma al fin fine “fattibile”, quindi dichiarandosi disposto ad aprire un confronto con gli altri attori interessati. Questo è un dato molto importante, sicuramente da non sottovalutare. L’apertura del direttore della Asl ci consente oggi di affermare che l'idea dell'accorpamento oltre ad avere un preciso orizzonte politico (quello della continuità dell'ospedale nel futuro) ha anche un suo fondamento tecnico sanitario. Logico che in un ambito così complesso come quello ospedaliero, parlando di soggetti con assetti societari e giuridici diversi, occorra approfondire tutti i diversi aspetti connessi all'accorpamento, per valutare correttamente e bilanciare i costi/benefici dell'operazione. Per questo auspichiamo un dibattito ampio e approfondito sul tema, senza preconcetti. Unica certezza dev'essere l'obiettivo essenziale da cui parte la nostra proposta: ricercare una strada sicura per evitare che un eventuale taglio dei piccoli ospedali disposto dall’alto ci colga di sorpresa, annullando il patrimonio di esperienza e professionalità che oggi ruota attorno al S. Maria Maddalena.
E' chiara e perfino ovvia la nostra disponibilità al confronto anche con altre proposte che possano venire dai soggetto più disparati, purché costituiscano alternative egualmente efficaci, idonee ad evitare i rischi sopraesposti. Se qualcuno ha idee migliori per mettere in sicurezza l'ospedale, siamo lieti di ascoltarle e discuterne. 
Scontata come sempre, invece, la reazione inutilmente polemica di Buselli. Dimostrando fino a che punto l'interesse per l'ospedale nel suo caso faccia rima con opportunità elettorale, straparla senza cogliere nel segno del “patto territoriale”. Un povero bastione di carta velina, buono da contrabbandare come elisir per l'ospedale giusto ai suoi vocianti galoppini. Perfino i bambini sanno che i vari protocolli ospedalieri, patti territoriali e compagnia bella sono impegni generici che non vincolano in nessun modo un governo centrale, che può agire in perfetta libertà. Se ci basassimo sull'efficacia di simili pezzi di carta, staremmo freschi. Sarebbe come credere ai 40 milioni già stanziati per la 68, o al nuovo cimitero da 6 milioni annunciato lo scorso anno, o al pareggio di bilancio del S. Chiara.  
Progetto Originario 

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