La scorsa
settimana abbiamo avanzato pubblicamente una proposta in materia di
sanità, chiedendo di ragionare assieme
ai soggetti interessati, politici e non, all'ipotesi di riportare il comparto
delle riabilitazioni cittadine (Auxilium Vitae e nel tempo auspicabilmente
anche Inail) all'interno dell'ambito Asl. L'operazione è mirata a rafforzare e
“compattare” tutte le risorse del settore per mettere al riparo l’ospedale
cittadino dalle sforbiciate delle prossime leggi finanziarie. Difatti i più
recenti provvedimenti governativi in materia sanitaria stanno andando nella
direzione della chiusura per obbligo di legge dei cosiddetti “piccoli
ospedali”, quelli al di sotto dei 100 posti letto. Appena qualche mese fa, col governo
delle larghe intese, sono trapelate su tutti i giornali indiscrezioni sul
possibile taglio di 175 piccoli ospedali e nella lista figurava, tra i primi ad
essere sacrificati, il S. Maria Maddalena di Volterra, con i suoi miseri 55
posti letto ufficiali.
La nostra
proposta mira, quindi, a creare le condizioni “giuridiche” per poter
considerare l'ospedale di Volterra una sola entità con il comparto delle
riabilitazioni, arrivando a gestire, nel tempo,
poco meno di 200 posti letto.
Il direttore
Damone ha pubblicamente risposto alla proposta dalle pagine dalle pagine de La
Nazione il 24 gennaio scorso, giudicandola “interessante, piuttosto complessa”
ma al fin fine “fattibile”, quindi dichiarandosi disposto ad aprire un
confronto con gli altri attori interessati. Questo è un dato molto importante,
sicuramente da non sottovalutare. L’apertura del direttore della Asl ci
consente oggi di affermare che l'idea dell'accorpamento oltre ad avere un
preciso orizzonte politico (quello della continuità dell'ospedale nel futuro)
ha anche un suo fondamento tecnico sanitario. Logico che in un ambito così
complesso come quello ospedaliero, parlando di soggetti con assetti societari e
giuridici diversi, occorra approfondire tutti i diversi aspetti connessi
all'accorpamento, per valutare correttamente e bilanciare i costi/benefici
dell'operazione. Per questo auspichiamo un dibattito ampio e approfondito sul
tema, senza preconcetti. Unica certezza dev'essere l'obiettivo essenziale da
cui parte la nostra proposta: ricercare una strada sicura per evitare che un
eventuale taglio dei piccoli ospedali disposto dall’alto ci colga di sorpresa,
annullando il patrimonio di esperienza e professionalità che oggi ruota attorno
al S. Maria Maddalena.
E' chiara e
perfino ovvia la nostra disponibilità al confronto anche con altre proposte che
possano venire dai soggetto più disparati, purché costituiscano alternative
egualmente efficaci, idonee ad evitare i rischi sopraesposti. Se qualcuno ha
idee migliori per mettere in sicurezza l'ospedale, siamo lieti di ascoltarle e
discuterne.
Scontata come
sempre, invece, la reazione inutilmente polemica di Buselli. Dimostrando fino a
che punto l'interesse per l'ospedale nel suo caso faccia rima con opportunità
elettorale, straparla senza cogliere nel segno del “patto territoriale”. Un
povero bastione di carta velina, buono da contrabbandare come elisir per
l'ospedale giusto ai suoi vocianti galoppini. Perfino i bambini sanno che i
vari protocolli ospedalieri, patti territoriali e compagnia bella sono impegni
generici che non vincolano in nessun modo un governo centrale, che può agire in
perfetta libertà. Se ci basassimo sull'efficacia di simili pezzi di carta,
staremmo freschi. Sarebbe come credere ai 40 milioni già stanziati per la 68, o
al nuovo cimitero da 6 milioni annunciato lo scorso anno, o al pareggio di
bilancio del S. Chiara.
Progetto Originario
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