La frana delle mura |
Il
cedimento di 30 metri di mura in pieno centro cittadino è l’ultimo
e il più grave di eventi che oramai sempre più spesso si abbattono
sul nostro territorio. Quel varco che si apre nel vuoto, verso una
delle ampie vallate che circondano la città, più di ogni altro
episodio ci ricorda la fragilità del nostro territorio e ne diviene
improvvisamente il simbolo.
Stiamo
ancora facendo i conti con i danni pesantissimi dell’alluvione
dello scorso ottobre, con una viabilità provinciale e comunale
costellata da frane e dissesti in attesa oramai da anni di essere
sanati, e con mille alle altre difficoltà che colpiscono il
territorio e con esso anche il patrimonio culturale. Si tratta di una
serie di eventi pesanti, sempre più frequenti e intensi, che non
possono essere fronteggiati da un comune medio piccolo con le sue
sole risorse, sia umane che economiche. Dice bene il prof. Settis
nell'intervista pubblicata da Il Tirreno il 4 febbraio: il Ministero
dei Beni Culturali non può limitarsi a considerare le mura di
Volterra competenza del comune. Monumenti del genere sono un
patrimonio di tutti, ed è logico che la competenza ricada anche
sullo stato. Gli enti locali sono infatti strangolati dai limiti
sull’assunzione di personale, dal taglio sistematico dei
trasferimenti statali e dalla morsa del patto di stabilità che
impedisce di spendere in opere pubbliche perfino i soldi incassati.
Immediatamente dopo il crollo delle mura medioevali, anche grazie
alla partecipazione dimostrata da tanti rappresentanti della cultura
e dello spettacolo, vi sono state in effetti promesse significative,
come il milione di euro che Rossi ha messo a disposizione per la
messa in sicurezza dei manufatti affacciati sul ciglio della frana.
Ma bisogna anche riflettere sulla politica dei tagli indiscriminati
compiuta in questi ultimi anni. Sempre il prof. Settis ci ricorda che
solo nel 2009 i finanziamenti destinati dallo Stato alle Regioni per
il rischio idraulico erano 550 milioni, mentre oggi sono ridotti solo
a 20. In questa situazione è manna se in occasione delle più gravi
emergenze, gli enti sovraordinati (in particolare la Regione) sono
intervenuti con fondi straordinari, come per esempio è accaduto un
paio di anni fa in occasione della frana di Doccia o per gli
interventi di messa in sicurezza del palazzo di Largo di Vittorio,
nel quartiere delle Colombaie. Purtroppo, però, quasi mai questi
stanziamenti sono stati sufficienti alla copertura totale della
spesa, anzi spesso la loro erogazione è vincolata ad una
compartecipazione comunale.
Se
vogliamo tutelare un patrimonio così importante e fragile come i
beni culturali di questo Paese , è chiaro quindi che serve un cambio
di rotta nelle politiche centrali. Resta comunque il fatto che gli
ultimi avvenimenti impongono una riflessione anche da parte dei
comuni. Quando le risorse sono limitate occorre agire per priorità.
Forse è il momento di concentrare gli investimenti futuri sulla
corretta manutenzione delle infrastrutture primarie (fogne,
acquedotti, strade) per la sicurezza strutturale degli edifici
pubblici, mettendo da parte per un po’ le opere di pura estetica,
che rendono sicuramente più grazioso qualche angolino di città e
meglio si adattano alla moda dei “mi piace” di facebook, ma che
nel contesto in cui siamo, finiscono per diventare soldi spesi in
opere effimere.
Il
crollo delle mura sotto Piazzetta dei Fornelli è una ferita aperta
sulla città (dove per fortuna non si è fatto male nessuno), ma è
anche un ammonimento. Concentriamo di più la nostra attenzione sulla
manutenzione e la salvaguardia del territorio e con esso del nostro
patrimonio storico e culturale. E' questa la nostra vera ricchezza e
la naturale priorità dei prossimi anni.
Sonia
Guarneri – Progetto Originario
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