venerdì 7 febbraio 2014

Il crollo

La frana delle mura
Il cedimento di 30 metri di mura in pieno centro cittadino è l’ultimo e il più grave di eventi che oramai sempre più spesso si abbattono sul nostro territorio. Quel varco che si apre nel vuoto, verso una delle ampie vallate che circondano la città, più di ogni altro episodio ci ricorda la fragilità del nostro territorio e ne diviene improvvisamente il simbolo.
Stiamo ancora facendo i conti con i danni pesantissimi dell’alluvione dello scorso ottobre, con una viabilità provinciale e comunale costellata da frane e dissesti in attesa oramai da anni di essere sanati, e con mille alle altre difficoltà che colpiscono il territorio e con esso anche il patrimonio culturale. Si tratta di una serie di eventi pesanti, sempre più frequenti e intensi, che non possono essere fronteggiati da un comune medio piccolo con le sue sole risorse, sia umane che economiche. Dice bene il prof. Settis nell'intervista pubblicata da Il Tirreno il 4 febbraio: il Ministero dei Beni Culturali non può limitarsi a considerare le mura di Volterra competenza del comune. Monumenti del genere sono un patrimonio di tutti, ed è logico che la competenza ricada anche sullo stato. Gli enti locali sono infatti strangolati dai limiti sull’assunzione di personale, dal taglio sistematico dei trasferimenti statali e dalla morsa del patto di stabilità che impedisce di spendere in opere pubbliche perfino i soldi incassati. Immediatamente dopo il crollo delle mura medioevali, anche grazie alla partecipazione dimostrata da tanti rappresentanti della cultura e dello spettacolo, vi sono state in effetti promesse significative, come il milione di euro che Rossi ha messo a disposizione per la messa in sicurezza dei manufatti affacciati sul ciglio della frana. Ma bisogna anche riflettere sulla politica dei tagli indiscriminati compiuta in questi ultimi anni. Sempre il prof. Settis ci ricorda che solo nel 2009 i finanziamenti destinati dallo Stato alle Regioni per il rischio idraulico erano 550 milioni, mentre oggi sono ridotti solo a 20. In questa situazione è manna se in occasione delle più gravi emergenze, gli enti sovraordinati (in particolare la Regione) sono intervenuti con fondi straordinari, come per esempio è accaduto un paio di anni fa in occasione della frana di Doccia o per gli interventi di messa in sicurezza del palazzo di Largo di Vittorio, nel quartiere delle Colombaie. Purtroppo, però, quasi mai questi stanziamenti sono stati sufficienti alla copertura totale della spesa, anzi spesso la loro erogazione è vincolata ad una compartecipazione comunale.
Se vogliamo tutelare un patrimonio così importante e fragile come i beni culturali di questo Paese , è chiaro quindi che serve un cambio di rotta nelle politiche centrali. Resta comunque il fatto che gli ultimi avvenimenti impongono una riflessione anche da parte dei comuni. Quando le risorse sono limitate occorre agire per priorità. Forse è il momento di concentrare gli investimenti futuri sulla corretta manutenzione delle infrastrutture primarie (fogne, acquedotti, strade) per la sicurezza strutturale degli edifici pubblici, mettendo da parte per un po’ le opere di pura estetica, che rendono sicuramente più grazioso qualche angolino di città e meglio si adattano alla moda dei “mi piace” di facebook, ma che nel contesto in cui siamo, finiscono per diventare soldi spesi in opere effimere.
Il crollo delle mura sotto Piazzetta dei Fornelli è una ferita aperta sulla città (dove per fortuna non si è fatto male nessuno), ma è anche un ammonimento. Concentriamo di più la nostra attenzione sulla manutenzione e la salvaguardia del territorio e con esso del nostro patrimonio storico e culturale. E' questa la nostra vera ricchezza e la naturale priorità dei prossimi anni.

Sonia Guarneri – Progetto Originario








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