venerdì 7 febbraio 2014

E all'improvviso

La frana delle mura
La notte del 30 gennaio ci ha riservato una brutta sorpresa, il crollo improvviso di un tratto delle mura medioevali tra Piazza dei Fornelli e Porta all'Arco. La mattina dopo, appena alzati, molti di noi hanno accolto con incredulità la notizia data alla radio o alla televisione. Di schianto è precipitato lungo la scarpata sopra i Pratini un tratto di 30 metri della cinta muraria che abbraccia il centro storico. Nelle ore, nei giorni immediatamente successivi, alcune radicate convinzioni di noi volterrani hanno trovato conferma, altre sono crollate con le mura. Abbiamo avuto riprova di quanto sia apprezzata e tenuta in considerazione questa città quantomeno in ambito nazionale. L'evento ha catalizzato l'attenzione del governo (sono accorsi due ministri), della regione (nella persona del suo presidente Rossi), di molti esponenti della cultura e naturalmente dei media. Dagli esponenti delle principali istituzioni la città ha ricevuto molteplici espressioni di solidarietà e alcuni impegni importanti, sulla cui affettiva attuazione dovremo comunque vigilare attentamente. Affinché dopo l'onda emotiva non si distenda sull'avvenimento la mortifera calma piatta all'italiana.
Altra conferma: in questo periodo storico non siamo autosufficienti, non bastiamo più a noi stessi. Se vogliamo riparare il danno al nostro patrimonio storico-culturale, abbiamo bisogno della collaborazione e del sostegno degli altri. In questo fazzoletto di Toscana si è sedimentata nei secoli una concentrazione di ricchezza storica, culturale e ambientale che è molto più grande di quanto sia oggi la statura demografica ed economica di Volterra. Ferma restando la necessaria autonomia decisionale e progettuale che abbiamo il diritto-dovere di tutelare, abbiamo, però, un bisogno vitale d'intrattenere rapporti collaborativi e leali con le altre realtà vicine e lontane. E' indispensabile, in questi casi, poter contare su una regione Toscana che sull'immediato liberi un milione di euro per la messa in sicurezza degli edifici affacciati sull'orlo del baratro. Ma è altrettanto importante riuscire a mettere a sistema le risorse umane e tecniche dei comuni a noi vicini, perché da soli oggi non siamo in grado neppure di sorvegliare un territorio così ampio e fragile. Per esempio, l'Unione dei Comuni dispone di un tecnico geologo, mentre in forza al comune di Volterra questa figura tecnica non c'è mai stata e sicuramente l'amministrazione comunale da sola non potrà mai permettersela.
Veniamo alle disillusioni. Anche le strutture apparentemente più solide possono d'un tratto venir giù rovinosamente. Il clima sta cambiando, il pianeta si riscalda, si spostano gli equilibri ambientali e s'intensificano i fenomeni estremi. Ormai anche le stagioni sono polarizzate: abbiamo più aridità d'estate e piogge più concentrate ed intense in autunno. In mezzo a questa pericolosa rivoluzione climatica, abbiamo perso quasi del tutto la capacità di prenderci cura del territorio. L'esigenza di visibilità immediata spinge molte amministrazioni a concentrare gli investimenti pubblici sulle opere decorative e vistose, a sicuro impatto emotivo sull'elettorato. Si dimenticano così, per anni, i dissesti attivi lungo le strade, i corsi d'acqua ingolfati dalla vegetazione e dalla sporcizia, le mura che spanciano e trasudano acqua. Si dimenticano le infrastrutture invisibili perché interrate, le fognature e gli acquedotti, che perdono e scavano gradualmente sotto ai nostri piedi, minando la stabilità dei terreni. In questo Paese è un dato di fatto: la manutenzione del territorio non piace, perché non porta riconoscimenti. Se un palazzo storico, un palazzo che già c'è, resta in piedi perché il suo equilibrio è stato verificato ed è stato oggetto di sorveglianza, nessuno ne trarrà beneficio in termini di visibilità: nessun nastro sarà tagliato in pompa magna. Eppure sappiamo che un beneficio tangibile ricadrà sulla collettività per aver tutelato e conservato quel palazzo, ma nel modo più discreto, anzi invisibile addirittura.
In fondo sarebbe una bella cosa se dalla brutta esperienza del rovinoso crollo delle mura medioevali, riuscissimo a ricavare almeno uno spunto positivo. Cerchiamo di ottenere al più presto il recupero di questa parte della cinta muraria, ma non ci fermiamo lì. Proponiamo di approfittare dell'improvvisa attenzione nazionale su Volterra, per chiedere che tutte le istituzioni preposte in collaborazione tra loro attivino un piano di monitoraggio - e di manutenzione - dell'intero perimetro fortificato, ma anche delle dimenticate e preziosissime mura etrusche. Sarebbe un bel passo avanti, che riscatterebbe il trauma subito.
Progetto Originario



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