venerdì 3 gennaio 2014

Strade vicinali: l’epilogo

L’epilogo della vicenda del declassamento delle strade vicinali ad uso pubblico, potrebbe riassumersi con una battuta: ci vorrebbero le elezioni ogni 6 mesi! Infatti è fuori dubbio che il rinsavimento in zona cesarini della giunta Buselli su questa vicenda non sia affatto causale ma derivi dal forte dissenso che ha provocato sulle famiglie che abitano lungo le strade consorziate. Un dissenso certo non si sposa bene con l’avvicinarsi delle elezioni comunali. Ricordiamo brevemente la vicenda. Era il luglio 2011 e, a sorpresa, furono pubblicate sull’albo pretorio alcune delibere con le quali l’Amministrazione Buselli, in barba alle leggi vigenti, quindi senza l’avvio di alcun procedimento e senza il coinvolgimento dei diretti interessati, dichiarava l’assenza di interesse pubblico per una miriade di strade secondarie, cioè e strade di Pinzano, Poggio Marzocchio, Rioddi, Villa, Doccia, Cerbaiola, Magiona, Vallelunga e Venzano. Il provvedimento, quindi, sanciva la trasformazione di queste arterie in strade vicinali private. In pratica, si decideva di ritirare l’impegno del Comune dalla gestione di gran parte della viabilità secondaria. Decisione pesantissima che non teneva in alcun conto le conseguenze per ampie parti del territorio, spesso molto fragile e problematico, con preoccupanti ripercussioni sulla circolazione, l’agricoltura ed il turismo. Su questo tema il nostro gruppo dette battaglia insieme a molti cittadini che fecero la loro parte nelle sedi opportune ma, come sempre succede in questi casi, Sindaco e Giunta risposero con una serie di giochi di prestigio per illudere i frontisti più sprovveduti e far credere loro che nulla di ciò che era scritto in quelle delibere fosse vero ed efficace. Si susseguirono dichiarazioni ai giornali contraddittorie, richieste di incontri di mediazione, sino alla celebrazione del Consiglio Comunale del 28 novembre 2011, dove davanti ad una sala gremita di cittadini, tra cui i Presidenti dei Consorzi Stradali e sotto il fuoco di fila delle opposizioni, il Sindaco dovette buttare giù la maschera: non intendeva rivedere le delibere che declassavano le strade. Dopodiché ci furono altri comunicati ed altri incontri conditi da vaghe promesse di rivedere le decisioni. Fu evidente fin da allora che un’amministrazione seria e ragionevole se cambia idea, si ferma, riflette e casomai riparte dall’inizio, eliminando gli atti viziati già compiuti. Questa amministrazione no: da un lato lasciò in piedi tutti gli atti assunti compresi i più indifendibili, dall’altro cercò di imbonire i frontisti più ingenui, dando ad intendere che se fossero stati remissivi e non avessero creato troppa confusione, in cambio avrebbero ricevuto in regalo un probabile ripensamento. I frontisti più coraggiosi, consapevoli che allo scadere dei 60 giorni dalla loro pubblicazione quelle delibere sarebbero diventate definitive e senza possibilità di appello, le impugnarono davanti al TAR. Quella mossa coraggiosa è stata decisiva. L’amministrazione messa a nudo di fronte ad un Tribunale, non ha avuto il coraggio di dare esecuzione ai suoi provvedimenti per non incorrere nella censura del giudice. Oggi, il rocambolesco epilogo di uno scontro durato ben tre anni. Giunti alla scadenza del mandato elettorale, Buselli & c. hanno rivisto completamente le loro decisioni, confermando l’uso pubblico per tutte le nove strade che precedentemente avevano declassato. Nessuna strada è stata esclusa, evidentemente si erano sbagliati in tutte le decisioni assunte. Incuranti della figuraccia a cui li espone questa marcia indietro totale, hanno preferito rabbonire questa fetta di elettori elettori alla vigilia delle prossime amministrative. Chissà se tornerebbero di nuovo sulla propria decisione se fossero confermati per 5 anni?
La svolta è stata annunciata durante il Consiglio del 20 dicembre, dove non è mancato il tentativo, per la verità assai goffo, di scaricare tutta la responsabilità delle proprie improvvide decisioni sui dipendenti nel frattempo pensionati o trasferiti, indicati da Sindaco e Assessore come gli unici responsabili degli errori compiuti. Un atteggiamento che si commenta da solo. Possiamo replicare, certi di non poter essere contraddetti, che gli atti approvati dalla Giunta comunale parlano chiaro e ci raccontano di una amministrazione che non rispettò né regole né buone maniere. E che oggi con disinvoltura ha esibito un clamoroso dietrofront, senza neppure chiedere scusa per l’inutile perdita di tempo a cui ha costretto i cittadini e diversi uffici comunali, nonché per aver dissipato altri soldi pubblici in capricci rivelatisi inutili e senza fondamento.
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