L’epilogo
della vicenda del declassamento delle strade vicinali ad uso
pubblico, potrebbe riassumersi con una battuta: ci vorrebbero le
elezioni ogni 6 mesi! Infatti è fuori dubbio che il rinsavimento in
zona cesarini della giunta Buselli su questa vicenda non sia affatto
causale ma derivi dal forte dissenso che ha provocato sulle famiglie
che abitano lungo le strade consorziate. Un dissenso certo non si
sposa bene con l’avvicinarsi delle elezioni comunali. Ricordiamo
brevemente la vicenda. Era il luglio 2011 e, a sorpresa, furono
pubblicate sull’albo pretorio alcune delibere con le quali
l’Amministrazione Buselli, in barba alle leggi vigenti, quindi
senza l’avvio di alcun procedimento e senza il coinvolgimento dei
diretti interessati, dichiarava l’assenza di interesse pubblico per
una miriade di strade secondarie, cioè e strade di Pinzano,
Poggio Marzocchio, Rioddi, Villa, Doccia, Cerbaiola, Magiona,
Vallelunga e Venzano. Il provvedimento, quindi, sanciva la
trasformazione di queste arterie in strade vicinali private. In
pratica, si decideva di ritirare l’impegno del Comune dalla
gestione di gran parte della viabilità secondaria. Decisione
pesantissima che non teneva in alcun conto le conseguenze per ampie
parti del territorio, spesso molto fragile e problematico, con
preoccupanti ripercussioni sulla circolazione, l’agricoltura ed il
turismo. Su questo tema il nostro gruppo dette battaglia insieme a
molti cittadini che fecero la loro parte nelle sedi opportune ma,
come sempre succede in questi casi, Sindaco e Giunta risposero con
una serie di giochi di prestigio per illudere i frontisti più
sprovveduti e far credere loro che nulla di ciò che era scritto in
quelle delibere fosse vero ed efficace. Si susseguirono dichiarazioni
ai giornali contraddittorie, richieste di incontri di mediazione,
sino alla celebrazione del Consiglio Comunale del 28 novembre 2011,
dove davanti ad una sala gremita di cittadini, tra cui i Presidenti
dei Consorzi Stradali e sotto il fuoco di fila delle opposizioni, il
Sindaco dovette buttare giù la maschera: non intendeva rivedere le
delibere che declassavano le strade. Dopodiché ci furono altri
comunicati ed altri incontri conditi da vaghe promesse di rivedere le
decisioni. Fu evidente fin da allora che un’amministrazione seria e
ragionevole se cambia idea, si ferma, riflette e casomai riparte
dall’inizio, eliminando gli atti viziati già compiuti. Questa
amministrazione no: da un lato lasciò in piedi tutti gli atti
assunti compresi i più indifendibili, dall’altro cercò di
imbonire i frontisti più ingenui, dando ad intendere che se fossero
stati remissivi e non avessero creato troppa confusione, in cambio
avrebbero ricevuto in regalo un probabile ripensamento. I frontisti
più coraggiosi, consapevoli che allo scadere dei 60 giorni dalla
loro pubblicazione quelle delibere sarebbero diventate definitive e
senza possibilità di appello, le impugnarono davanti al TAR. Quella
mossa coraggiosa è stata decisiva. L’amministrazione messa a nudo
di fronte ad un Tribunale, non ha avuto il coraggio di dare
esecuzione ai suoi provvedimenti per non incorrere nella censura del
giudice. Oggi, il rocambolesco epilogo di uno scontro durato ben tre
anni. Giunti alla scadenza del mandato elettorale, Buselli & c.
hanno rivisto completamente le loro decisioni, confermando l’uso
pubblico per tutte le nove strade che precedentemente avevano
declassato. Nessuna strada è stata esclusa, evidentemente si erano
sbagliati in tutte le decisioni assunte. Incuranti della figuraccia a
cui li espone questa marcia indietro totale, hanno preferito
rabbonire questa fetta di elettori elettori alla vigilia delle
prossime amministrative. Chissà se tornerebbero di nuovo sulla
propria decisione se fossero confermati per 5 anni?
La
svolta è stata annunciata durante il Consiglio del 20 dicembre, dove
non è mancato il tentativo, per la verità assai goffo, di
scaricare tutta la responsabilità delle proprie improvvide decisioni
sui dipendenti nel frattempo pensionati o trasferiti, indicati da
Sindaco e Assessore come gli unici responsabili degli errori
compiuti. Un atteggiamento che si commenta da solo. Possiamo
replicare, certi di non poter essere contraddetti, che gli atti
approvati dalla Giunta comunale parlano chiaro e ci raccontano di una
amministrazione che non rispettò né regole né buone maniere. E che
oggi con disinvoltura ha esibito un clamoroso dietrofront, senza
neppure chiedere scusa per l’inutile perdita di tempo a cui ha
costretto i cittadini e diversi uffici comunali, nonché per aver
dissipato altri soldi pubblici in capricci rivelatisi inutili e senza
fondamento.
Progetto
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