Quando
la lista civica approdò all'Amministrazione di Volterra i nuovi
eletti erano ancora un po' confusi circa il funzionamento
dell'amministrazione e ai loro occhi solo poche cose ben chiare. Tra
queste forse la più chiara di tutte era la necessità di dotarsi di
competenze esterne di buon livello (meglio se ottimo) nei settori
strategici della cultura e dell'urbanistica per i rispettivi
assessorati. Fu così che vennero prima contattati e poi nominati gli
assessori Furlanis e Fambrini nei ruoli che avrebbero dovuto
risultare propulsivi nel prossimo futuro. E' noto come siano andate
in seguito le cose: la competenza è passata in second'ordine, poi è
stata del tutto sacrificata alla necessità di poter fare e disfare
senza tanti complimenti. I due assessori esterni da risorse vennero
considerati da Buselli ostacoli, fino al loro allontanamento.
Dopodiché alla Cultura Furlanis è stato sostituito da un'insegnante
in pensione e alla guida dell'urbanistica si è autoinsediato lo
stesso Buselli; che della materia non crediamo abbia mai letto non
diciamo un testo specialistico ma neppure un opuscolo. Oggi la città
paga lo scotto di questa infantile presunzione. In realtà non
sarebbe occorsa neppure troppa competenza per limitare i danni:
sarebbe bastato mantenersi coerenti rispetto agli impegni assunti col
programma elettorale. Ma come è noto la coerenza non abita a Palazzo
dei Priori. Infatti, la Variante al Regolamento Urbanistico che sta
per essere approvata lascerà sostanzialmente tutte le cose come
stanno. Nessuna delle gravi contraddizioni presenti in questo
Regolamento Urbanistico è stata risolta, anzi alle vecchie ne sono
state aggiunte di nuove. L'assurdità più evidente è che, dopo 4
anni di lavoro alla Variante, sono stati lasciati in piedi gli
arcivituperati Piani Complessi d'Intervento, contro i quali
s'incentrarono tanti affondi della lista civica nella scorsa
campagna elettorale. Rileggendo il programma della lista civica, si
trova: “Affinché
non vengano esclusi i soggetti locali che lavorano nell’ambito
dell’edilizia dai principali progetti previsti nelle aree a
trasformazione (le nuove zone edificabili), si dovrà ripensare il
ricorso all’uso dei Piani Complessi d’Intervento, limitandone
l’uso solo ove davvero necessario (SD 1 ed SD 3). Per le restanti
aree dovrà essere previsto il ricorso di strumenti più agili, quali
i piani attuativi, guidati attraverso le linee di eventuali schede
normative (con le quali si potranno predisporre progetti alla portata
degli operatori edilizi volterrani)”.
Non sappiamo se prima di essere assunto dalla Asl Buselli lavorasse
su qualche bastimento, fatto sta che queste si sono rivelate promesse
da marinaio perché, assunta su di sé la delega all'urbanistica, gli
operatori edilizi volterrani sono stati dimenticati in un baleno. I
Piani Complessi d'Intervento venivano giustamente criticati, perché
inadatti al caso di Volterra; sono strumenti pensati per grandi
realizzazioni e infatti rimandano la pianificazione urbanistica di
parti della città e del territorio a complicati progetti in cui
interessi pubblici e privati dovrebbero incardinarsi secondo percorsi
decisamente intricati. Non a caso si chiamano Piani Complessi. Bene,
nonostante si tratti di strumenti così poco adatti alla nostra
realtà, questi sono stati tutti confermati. Infatti dopo 4 anni di
lavori, la Variante predisposta si limita a deperimetrare pezzettini
di territorio dagli Schemi Direttori, assegnando loro un intervento
diretto, lasciando intatto, per giunta, il vuoto di programmazione
dei Piani Complessi. Portare un risultato simile quasi a fine mandato
è indice di manifesta incapacità di programmazione, ma anche di
scarso rispetto dei tanti soldi pubblici spesi inutilmente in
consulenze. Infatti, se il Palazzo non è in grado di fornire ai
tecnici incaricati indirizzi precisi per vuoto di idee e
incompetenza, alla fine viene partorito il proverbiale
topolino che rinuncia perfino a pianificare l'uso delle aree
circostanti il capoluogo. Anche l'unico Piano Complesso “progettato”,
quello di Docciola, segna un totale fallimento. Poiché la LR 1/2005
all'art. 57 afferma: “l'efficacia del Piano Complesso D'intervento
è limitata alla permanenza in carica della giunta che l'ha
promosso”. Prorogabile al più per 18 mesi e non oltre. Dato che
dopo alcuni mesi dall'approvazione il suo sviluppo è completamente
fermo, possiamo essere certi di trovarci di fronte ad un altro
(costoso) strumento urbanistico candidato alla totale inefficacia.
Infine,
merita rilevare il sostanziale ostracismo che questa amministrazione
ha ancora una volta dimostrato rispetto ai processi partecipativi, in
questo caso previsti espressamente dalla legge. A tale proposito
basta riferirsi a quanto scritto dalla curatrice del processo
partecipativo, che nella sua Relazione a commento dell'unica
iniziativa di partecipazione prevista, “L’urbanistica
a piedi per Volterra”, è
stata costretta ad ammettere:
“la partecipazione dei “semplici cittadini” è stata piuttosto
bassa (una decina di persone in tutto)”. E
conclude: “Difficile
capire se le motivazioni siano attribuibili al fatto che
l’urbanistica è solitamente percepita come una materia un po’
ostica, da addetti ai lavori, oppure alla fiducia comunque riposta
nell’operato dell’Amministrazione, o più semplicemente a una
scarsa pubblicizzazione dell’iniziativa”.
Chissà,
davvero, se i volterrani avranno evitato appositamente di
interessarsi al futuro della loro città per la fiducia cieca che
ripongono nell'operato dell'amministrazione Buselli? Come fai a non
fidarti di un sindaco che ha detto che avrebbe portato l'IKEA a
Saline, avrebbe realizzato la nuova 68 fino a Colle e che oggi si
appresta a strappare il quartier generale di Dolce & Gabbana alla
città di Milano?
Progetto Originario
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