L’intervento
di Graziano Pacini, ex sindaco di Pomarance, sullo scorso numero de
La Spalletta, pone al centro della discussione politica un tema di
alto profilo e di ampio respiro quale l’ipotesi di accorpamento dei
comuni dell'Alta Val di Cecina. Un tema obiettivamente difficile da
trattare per un’area come la nostra che viene da 4 anni di profonde
divisioni. All'indomani dell'estinzione della locale Comunità
Montana, non si può non tener presente che l’Alta Val di Cecina è
stata divisa in due: da un lato Pomarance, Montecatini e Monteverdi
hanno formato l’Unione dei comuni, ereditando anche le deleghe
dell’estinta comunità montana; dall’altra Volterra e Castelnuovo
ne sono rimaste fuori, per ripiegare in una misera convenzione di
alcune funzioni. Almeno in quest'ultimo caso, più per obbligo di
legge e per affinità di colore politico che per reale convinzione e
reciproca convenienza. Una soluzione che ha indebolito entrambe le
alleanze e di riflesso l’intero territorio. Pacini ha tratteggiato
con estrema sensibilità e fuori dai pregiudizi le opportunità che
la Val di Cecina potrebbe cogliere formando un comune unico e
cercando di mettere a sistema le risorse che il territorio esprime:
dal patrimonio culturale alle risorse geotermiche fino ai servizi
pubblici ancora presenti sul territorio (da anni in affanno). Va
sottolineato poi il contesto in cui si inquadra oggi un ragionamento
di questo tipo. Gli ultimi governi e il legislatore, da un po' di
tempo in qua, indicano chiarissimamente la strada dell'accorpamento
tra enti, probabilmente pensando (a torto o a ragione) che la
diminuzione della spesa pubblica complessiva passi anche attraverso
la riduzione dei centri di spesa. Di conseguenza vediamo che i comuni
che riescono ad intraprendere percorsi di unificazione vengono
decisamente premiati, soprattutto in termini economici ma anche
rispetto alle recenti pastoie burocratiche e finanziarie. Infatti,
gli accorpamenti vengono premiati con consistenti incentivi economici
statali e regionali ma sono anche esentati per tre anni dal
famigerato patto di stabilità, la regola cervellotica che congela di
fatto le risorse economiche accumulate negli ultimi anni nelle casse
dei comuni. Tutto questo mentre ai comuni che restano indietro
vengono tutti gli anni falcidiati gli stanziamenti, costringendoli
per restare in piedi ed erogare servizi ad appesantire le tasse, i
tributi e costi dei servizi (scuolabus, mense, ecc.). Dunque ben
venga la proposta di Pacini, il quale coglie inoltre perfettamente
nel segno quando raffigura la perdita di peso che da anni i comuni
della Val di Cecina registrano nei confronti degli enti
sovraordinati, anche nei contesti delle gestioni di servizi pubblici
locali (quali l’acqua o il trasporto locale), oramai tarate su
ambiti provinciali se non addirittura regionali. Così come rammenta
opportunamente le potenzialità inespresse dal territorio, umiliate
da una cronica mancanza di risorse sia umane che economiche.
Qualsiasi riflessione sull’opportunità di un processo che veda
l’accorpamento degli enti locali esistenti può avviarsi solo
partendo da una visione comune dell'intero territorio profondamente
solidaristica tra le realtà esistenti. Un territorio così vasto e
difficile come la Val di Cecina può sperare di riuscire ad
affrontare con successo il percorso di accorpamento solo se in
parallelo porta avanti un processo di valorizzazione costante di ogni
singolo centro, frazione, area agricola, praticando una dislocazione
massiccia dei servizi. La classe dirigente di Volterra rispetto a
questo non si è certo distinta negli ultimi anni, candidandosi
autonomamente all'isolamento e favorendo viceversa nuovi patti tra
gli altri comuni, accomunati dalla caratteristica della geotermia,
dunque forti di una risorsa strategica che funge da collante comune.
Bisogna quindi riconoscere che le amministrazioni volterrane, da
anni, hanno fallito miseramente anche prove di solidarietà a più
piccola scala. Basti pensare alle condizioni in cui è stata
abbandonata Saline di Volterra dove, per esempio, il semplice
restauro del cimitero viene fatto slittare anno dopo anno da
un'infinità di tempo.Siamo certi che Volterra, per le sue
caratteristiche storiche culturali e non ultimo dimensionali,
potrebbe candidarsi come naturale comune capofila di un eventuale
processo di unificazione. Tuttavia, per essere credibili, serve un
grande salto di qualità, anche e soprattutto nella mentalità di noi
volterrani, spostando il cuore del ragionamento sulle ricadute che il
processo di accorpamento avrebbe sull’intero territorio e sulle
sinergie che potrebbero essere avviate. E lasciando da parte per una
volta i facili slogan pro-campanile, coniati per attrarre una
manciata di voti. Di recente sono stati fatti decisi passi indietro
sulla strada del dialogo e delle sinergie, dimostrando così una
carenza di maturità per collaborare e valorizzare le realtà a noi
vicine. Per questo pensiamo che la necessaria inversione di tendenza
possa realisticamente passare, come primo stadio, nell'allargamento
dell'Unione dei Comuni a Volterra e possibilmente Castelnuovo. Questo
snodo potrebbe costituire anche il banco di prova per sperimentare la
nostra nuova capacità di saper collaborare con gli altri,
valorizzando al meglio le risorse naturali, umane e infrastrutturali
di tutti.
Il
gruppo consiliare di Progetto Originario
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