L'ultima udienza del processo
Orsi e recenti rivelazioni giornalistiche hanno riportato sotto i riflettori
una vicenda dolorosa e mai del tutto chiarita. Dati per buoni gli stralci del
verbale riportati da Il Tirreno con la deposizione del sindaco Buselli
rilasciata al cospetto dei magistrati nell'ambito del processo, non possiamo
evitare di interrogarci sulle ripetute incongruenze che affiorano dalle azioni
e dalle parole del sindaco. Al processo il sindaco, interrogato sul valore del
curriculum falsificato di Emanuele Orsi, ha risposto: “Sì il curriculum, però,
alla fine quello che conta è la persona, era una nomina fiduciaria: quando l'ho
portato nei contesti anche economico-bancari ha fatto, faceva bella figura”. Affermazioni stupefacenti per un sindaco che,
proprio per la vicenda del curricum falso, ha sporto denuncia contro lo stesso
Orsi e ha fatto costituire parte civile l'amministrazione comunale.
L'incoerenza emerge chiaramente anche rispetto a quanto Buselli aveva dichiarato
negli interrogatori precedenti. Infatti, dai verbali del processo risulta che
il pm, cogliendo l'incongruenza, chiama il sindaco a precisare: “Questi titoli
hanno influito o no sulla nomina? Che poi è quello che ha detto nella fase
delle indagini” Buselli, così incalzato, risponde: “Sì, cioè.” E poi di nuovo
rettifica: “Voglio essere più chiaro, lui non aveva bisogno di avere un titolo
per essere nominato”. A quel punto interviene il Presidente del tribunale:
“Vogliamo sapere se è stato fondamentale il titolo di studio per la nomina” E
il sindaco: “No, fondamentale no”.
Il sindaco è tornato più volte a
rimarcare che la nomina di Orsi era di natura fiduciaria, tanto da spingere il
presidente a chiedergli: “Aveva delle regole di riferimento da seguire nella
nomina fiduciaria, o poteva nominare una signora che passava e le era
simpatica?” Buselli non sa rispondere e cita a sproposito lo statuto del S.
Chiara che nella fattispecie non c'entra niente.
Alla luce di queste dichiarazioni
del sindaco, ci chiediamo perché abbia prima deliberato in Consiglio Comunale e
poi avviato, tramite l'avvocato Altavilla, l'azione a tutela
dell'Amministrazione nei confronti di Emanuele Orsi con richiesta dei “danni
morali e materiali sofferti”, da cui è scaturito l'attuale procedimento penale?
Scorrendo i verbali processuali
riportati dal quotidiano di Livorno emerge il solito Moschi, prontissimo a
scaricare sugli altri ogni responsabilità. Infatti, alla precisa domanda
dell'avvocato di Orsi, che gli chiede: “Lei ha scelto Orsi come collaboratore
senza mai chiedergli neppure un curriculum?”, l'assessore prontamente replica:
“Io non l'ho scelto, l'individuazione è stata collegiale, non era solo un mio
supporto, era un po' della giunta”. Il che è in tutta evidenza falso e contraddetto
da tutti i documenti ufficiali del Comune.
La sensazione che si ricava
dall'atteggiamento processuale del sindaco è che permangano molte ambiguità sui rapporti che legavano lui,
Moschi e Orsi. Oggi non ci stupiremmo se la verità processuali rivelasse che i tre fossero più
solidali di quanto è stato detto in un primo momento e che Orsi sia stato
soltanto “scaricato” dagli altri due nel momento in cui è emersa platealmente
la verità sui suoi falsi titoli.
Progetto Originario
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