domenica 19 maggio 2013

Riflessioni sul processo Orsi



L'ultima udienza del processo Orsi e recenti rivelazioni giornalistiche hanno riportato sotto i riflettori una vicenda dolorosa e mai del tutto chiarita. Dati per buoni gli stralci del verbale riportati da Il Tirreno con la deposizione del sindaco Buselli rilasciata al cospetto dei magistrati nell'ambito del processo, non possiamo evitare di interrogarci sulle ripetute incongruenze che affiorano dalle azioni e dalle parole del sindaco. Al processo il sindaco, interrogato sul valore del curriculum falsificato di Emanuele Orsi, ha risposto: “Sì il curriculum, però, alla fine quello che conta è la persona, era una nomina fiduciaria: quando l'ho portato nei contesti anche economico-bancari ha fatto, faceva bella figura”.  Affermazioni stupefacenti per un sindaco che, proprio per la vicenda del curricum falso, ha sporto denuncia contro lo stesso Orsi e ha fatto costituire parte civile l'amministrazione comunale. L'incoerenza emerge chiaramente anche rispetto a quanto Buselli aveva dichiarato negli interrogatori precedenti. Infatti, dai verbali del processo risulta che il pm, cogliendo l'incongruenza, chiama il sindaco a precisare: “Questi titoli hanno influito o no sulla nomina? Che poi è quello che ha detto nella fase delle indagini” Buselli, così incalzato, risponde: “Sì, cioè.” E poi di nuovo rettifica: “Voglio essere più chiaro, lui non aveva bisogno di avere un titolo per essere nominato”. A quel punto interviene il Presidente del tribunale: “Vogliamo sapere se è stato fondamentale il titolo di studio per la nomina” E il sindaco: “No, fondamentale no”.
Il sindaco è tornato più volte a rimarcare che la nomina di Orsi era di natura fiduciaria, tanto da spingere il presidente a chiedergli: “Aveva delle regole di riferimento da seguire nella nomina fiduciaria, o poteva nominare una signora che passava e le era simpatica?” Buselli non sa rispondere e cita a sproposito lo statuto del S. Chiara che nella fattispecie non c'entra niente.
Alla luce di queste dichiarazioni del sindaco, ci chiediamo perché abbia prima deliberato in Consiglio Comunale e poi avviato, tramite l'avvocato Altavilla, l'azione a tutela dell'Amministrazione nei confronti di Emanuele Orsi con richiesta dei “danni morali e materiali sofferti”, da cui è scaturito l'attuale procedimento penale?
Scorrendo i verbali processuali riportati dal quotidiano di Livorno emerge il solito Moschi, prontissimo a scaricare sugli altri ogni responsabilità. Infatti, alla precisa domanda dell'avvocato di Orsi, che gli chiede: “Lei ha scelto Orsi come collaboratore senza mai chiedergli neppure un curriculum?”, l'assessore prontamente replica: “Io non l'ho scelto, l'individuazione è stata collegiale, non era solo un mio supporto, era un po' della giunta”. Il che è in tutta evidenza falso e contraddetto da tutti i documenti ufficiali del Comune.
La sensazione che si ricava dall'atteggiamento processuale del sindaco è che permangano molte  ambiguità sui rapporti che legavano lui, Moschi e Orsi. Oggi non ci stupiremmo se la verità  processuali rivelasse che i tre fossero più solidali di quanto è stato detto in un primo momento e che Orsi sia stato soltanto “scaricato” dagli altri due nel momento in cui è emersa platealmente la verità sui suoi falsi titoli.

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