venerdì 5 aprile 2013

Acqua: la legge e l'arroganza

E tre! Dopo le sentenze della Corte Costituzionale prima e del Consiglio di Stato poi, anche il TAR della Toscana si pronuncia in favore di quanto sancito dai referendum del 2011. Sul ricorso intentato  dal “Forum toscano dei movimenti per l'acqua” contro le delibere delle assemblee consortili del Basso Valdarno, i giudici amministrativi hanno accolto le tesi del Forum. In particolare la sentenza del TAR ribadisce che “il criterio della remunerazione del capitale, essendo strettamente connesso al quesito referendario, viene inevitabilmente travolto dalla volontà popolare abrogatrice”, riaffermando in pieno quanto già sostenuto dalla Corte Costituzionale. In pratica viene riconfermato per l'ennesima volta che, dopo i referendum, non è più legittimo per i gestori fare profitti con l'acqua.
Intanto, dal luglio 2011 ad oggi, i vari gestori toscani hanno accumulato alcuni milioni di euro di profitti indebiti che dovrebbero restituire immediatamente ai cittadini. Se la copertura di tutti i principali partiti proseguirà immutata, le società di gestione probabilmente continueranno a fare orecchie da mercante. Facendo giustamente inferocire i cittadini che si vedono presi per il naso una volta di più. Ma perché la legge in questo caso, dopo ben due anni trascorsi, viene ostinatamente infranta su scala nazionale? Per l'evidente ragione che i soggetti gestori sono costituiti oltre che da soci privati (spesso aziende multinazionali molto influenti) anche da rappresentanti dei comuni provenienti da quasi tutti i partiti che hanno costruito l'attuale sistema per propri fini, tra cui la costituzione di nuovi apparati dove collocare il ridondante personale politico. Nelle strutture delle aziende di gestione, infatti, siedono direttamente sindaci, assessori e spesso membri esterni da loro nominati, che in questi anni si sono attaccati alle attuali e inefficienti società miste come cozze allo scoglio. E' così che anche il Comune di Volterra a guida lista civica Uniti per Volterra è presto diventato un puntello di Asa Spa nonché sostenitore delle sue discutibilissime modalità di gestione. Per esempio non sappiamo più nulla del macrofinanziamento (e del relativo piano di rientro) da 73,5 milioni di euro, che Asa sottoscrisse nel giugno 2010 con un pool di banche italiane guidato da Monte Paschi Siena Capital Service Spa. Un finanziamento su base di project financing che prevedeva un'operazione di sostegno finanziario da svilupparsi in tranches successive a partire dal 2011, in teoria mirato a sostenere un piano di investimenti spalmato sul periodo 2010-2026.  Piano di investimenti che rischia di rivelarsi l'ennesimo specchietto per le allodole, dato che, finora, non ha visto attuazione neppure il modesto ripristino dell'acquedotto che dalle Carline giunge a Volterra, interrotto da una frana presso Scornello nel 2006 e mai riparato. Intanto l'estate 2013 si avvicina e nessuna reale misura è stata presa per migliorare le condizioni della rete di distribuzione in Alta Val di Cecina onde evitare i soliti disservizi estivi. A maggior riprova della necessità immediata di tornare ad un sistema di gestione diverso, interamente pubblico e dimensionato a scala di bacino.

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