E'
notizia recente quella dell'evacuazione di un intero palazzo in Largo
Di Vittorio, in località Le Colombaie, a causa del pericolo di
crollo. I giornali hanno riferito di gravi lesioni alle strutture, a
un punto tale da prevedere come unico intervento la demolizione
dell'intero edificio.
Nonostante
negli ultimi tempi Volterra sia stata purtroppo sede di vari gravi
episodi di dissesto, un fatto del genere dovrebbe comunque destare
molta attenzione in città, se non altro per la preoccupazione e lo
scompiglio recato in quelle famiglie rimaste d'improvviso senza casa.
Tanto più che la palazzina in questione è uno dei pochi edifici di
residenza pubblica (quelle che un tempo si chiamavano case popolari)
presente a Volterra, gestita per il Comune da APES (Azienda Pisana
Edilizia Sociale).
E'
chiaro che l'episodio crea gravi problemi nel presente e nel futuro,
perché con la cronica carenza di edilizia sociale in cui si dibatte
il Comune (il progetto di trasformazione dell'ex padiglione Bianchi è
impantanato da lustri in modo insanabile) non sarà uno scherzo
trovare appartamenti decorosi e definitivi per le famiglie sfollate.
Senza contare l'allungamento sine die dei tempi d'attesa per le circa
settanta famiglie che già da anni attendono invano un'opportunità
di edilizia sociale, che somiglia sempre di più al sogno dell'isola
che non c'è.
Dunque
il colpo subito dalla città a causa di questo dissesto non è uno
scherzo. Da notare che la palazzina in questione è di costruzione
relativamente recente (ha circa 30 anni) ed è stata oggetto di due
costosi interventi di consolidamento. L'ultimo dei quali risalente ad
appena 3 anni fa. In quell'occasione furono incaricati tecnici di
alto profilo per studiare lo stato di salute del fabbricato e del
terreno, e in seguito a tali studi fu realizzata, per la seconda
volta (il primo intervento di consolidamento risale agli anni '90),
una sottofondazione profonda per mezzo di micropali, costata qualcosa
come 200.000 euro. Quindi, se già non è “normale” dover salvare
un palazzo costruito neppure 30 anni fa, cosa dobbiamo pensare di un
edificio “risanato” appena tre anni or sono, che oggi dovrà
essere abbattuto? Evidentemente qualcosa non quadra. Perché l'ultimo
intervento di consolidamento fu eseguito solo dopo che i tecnici
eseguirono una serie di verifiche atte a dimostrare opportunità ed
efficacia dell'operazione di messa in sicurezza dell'edificio. Per
fare chiarezza all'ultimo Consiglio Comunale, Sonia Guarneri
(Progetto per Volterra) ha presentato una mozione che avrebbe
impegnato l'amministrazione a procedere per arrivare all'accertamento
delle cause del dissesto del palazzo e mettendo in chiaro le ragioni
dell'inefficacia delle costose opere di consolidamento poste in
essere. Niente di più dell'azione che farebbe qualunque ente o
proprietario sano di mente che vedesse andare in fumo in pochi anni
un suo bene prezioso (e socialmente utile), dopo che ci sono stati
spesi un sacco di soldi pubblici inutilmente. Insomma, qualunque
amministrazione avendo “bruciato” fior di centinaia di miglia di
euro vorrebbe chiarire se qualcuno ha sbagliato: se i materiali da
costruzione usati erano idonei, se i lavori sono stati eseguiti a
regola d'arte, se le perizie da parte dei tecnici sono state
diligenti, ecc. Sia per rivalersi eventualmente su chi avesse
commesso errori, sia per orientarsi meglio in futuro prima di
affidare altri incarichi o appalti.
Non
è stata una sorpresa quando, in Consiglio Comunale, il voto ha
dimostrato che l'amministrazione Buselli preferisce non sapere. Non
le importa accertare la verità sulla perdita di un palazzo di
edilizia pubblica: meglio cullarsi nell'italico fatalismo del “tanto
doveva succedere”. Del resto cosa aspettarsi da un'amministrazione
che da ben sei mesi si dibatte pateticamente in acrobazie contabili,
senza riuscire stilare uno straccio di rendicontazione per incassare
i soldi dei lavori di ripristino delle mura? Meglio che scenda il
buio ad avvolgere la sagoma di un palazzo che probabilmente, di
fatto, resterà per anni ancora in piedi e vuoto, a far da monumento
silenzioso all'incapacità di alcuni, e al menefreghismo dei più.
Come è già avvenuto per due stabili abbandonati a Fontanella o
all'ex padiglione Bianchi o al San Pietro o a Villa Eoli o a tanti
altri palazzi che potrebbero ormai essere presi a simbolo di questa
lunga, avvilente stagione di declino.
Progetto
per Volterra
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