Aver
letto le esternazioni di Buselli riguardo al punto nascita, diramate
con “soli” tre anni di ritardo rispetto alla chiusura del
reparto, è come essere catapultati al cinema durante la proiezione
del film di Woody Allen, “Il dormiglione”. Avete presente? Dove
il protagonista pensa di essersi svegliato a poche ore da
un'operazione per l'ulcera e invece si ritrova proiettato 200 anni
più avanti, nel 2173, poiché è stato ibernato a sua insaputa.
Buselli, ripresosi tardivamente da un fatale stato di ibernazione,
s'indigna con tre anni di ritardo, “dimenticandosi” di aver
fornito il suo totale avallo a quella chiusura in Consiglio Comunale
nel dicembre del 2011. La storia del reparto Materno-Infantile e più
in generale dell'ospedale di Volterra, infatti, è troppo seria per
correre dietro alle giravolte mediatiche del sindaco. Buselli usa il
tema come propellente elettorale, ma mentre trattava la stesura del
Protocollo sulle Politiche Sanitarie in Val di Cecina non si fece
scrupolo di voltare clamorosamente le spalle alla battaglia sul punto
nascita. Vale la pena ricordare che questo signore nel giro di pochi
mesi, mentre portava avanti in prima persona trattative riservate con
la direzione della Asl 5, stravolse completamente il paragrafo già
scritto sul punto nascita, senza confrontarsi con nessuno. Infatti,
la prima stesura del Protocollo, risalente al marzo 2011, su cui
convergemmo anche noi di Progetto Originario, puntava esplicitamente
a preservare il progetto punto nascita, “curandone
l’integrazione nell’ambito della presenza di un’area materno
infantile – pediatrica”. Non solo, contemplava il miglioramento
dell’offerta consultoriale e il potenziamento dei servizi di
mediazione culturale per “le esigenze connesse alla preparazione
della donna nei percorsi pre e post parto”, prevedeva il
“potenziamento delle attività di prevenzione collegate alle
patologie che oggi hanno una rilevante incidenza nella donna” e –
fondamentale - il mantenimento dei letti pediatrici all'interno
dell'area.
Sorprendentemente
a dicembre dello stesso anno, dopo qualche mese di trattative a porte
chiuse, Buselli portò al Consiglio Comunale una versione
completamente diversa del Protocollo, in cui tutte le garanzie appena
illustrate erano state platealmente cancellate. Non solo: scoprimmo
che erano state eliminate anche le clausole a salvaguardia del
Reparto di Cardiologia e UTIC presenti nella versione precedente e,
infine, era stata cancellata la proposta di attivazione della guardia
attiva anestesiologica, punto cardine del programma elettorale 2009.
Il sindaco anche in quell'occasione dimostrò davanti al Consiglio
Comunale la sua completa inaffidabilità, mentre le sue odierne
lacrime di coccodrillo mostrano con che razza di faccia di bronzo
abbiamo a che fare.
Il
comunicato della direzione della Asl di replica sullo stesso tema,
affibbiando la colpa della chiusura del punto nascita alle donne
della Val di Cecina, tiene sicuramente testa a Buselli in fatto
d'ipocrisia. E' noto che i numeri del reparto calarono proprio in
ragione degli innumerevoli requisiti che l'azienda richiedeva alle
mamme per poter accedere alla sala parto. Bastava un filo di
pressione alta, un precedente cesareo, un mezzo raffreddore e la
gestante era dirottata d'imperio altrove. La direzione, quindi,
costituì consapevolmente un collo di bottiglia verso l'accesso
fatalmente destinato ad abbattere i ricoveri. Tuttavia, salvo i
parti, il reparto aveva conservato i numeri in tutte le altre
attività e in particolare per le interruzioni volontarie di
gravidanza. Chiuderlo fu una scelta di natura politico-economica
camuffata da scelta tecnica, come in tempi di spending review hanno
dimostrato le successive manovre dei governi Monti e Letta ai danni
dei piccoli ospedali.
Progetto
Originario
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