Negli
ultimi tempi è balzata agli onori della cronaca la riorganizzazione
dei servizi sociali offerti dai cosiddetti sportelli, in maniera
particolare dello Sportello Informagiovani e dello Sportello
Stranieri. Negli anni scorsi la scelta dei 4 comuni della Alta Val di
Cecina cadde su una gestione associata con un unico gestore per tutta
la zona, scelto tra le associazioni di volontariato o del terzo
settore. Questa tipologia di organizzazione ha avuto il vantaggio di
limitare le spese, offrendo una gestione omogenea del servizio per
tutto il territorio. Dal 2009 ad oggi si sono tuttavia susseguite
molteplici frizioni politiche tra i quattro comuni dell'Alta Val di
Cecina e con esse abbiamo assistito al tramonto delle politiche di
zona, in favore di “scelte particolaristiche”. Volterra e
Castelnuovo hanno deciso di stare insieme nella gestione associata
dell'urbanistica e dei servizi scolastici mentre Pomarance,
Montecatini e Monteverdi hanno formato l’Unione dei Comuni
ereditando le deleghe della estinta Comunità Montana più altre
gestioni associate. Un esempio significativo degli effetti deleteri,
almeno per il Comune di Volterra, di queste scelte è proprio la
gestione degli sportelli. Lo sportello Informagiovani di Volterra è
stato affidato dal 2012 al S. Chiara. Il costo per il 2013 è
previsto in € 16.577 contro una spesa nel 2010 era di circa €
5.700. Pomarance, invece, che nel 2010 spendeva circa € 1.200
quest’anno non spenderà nulla perché ha aderito al progetto
regionale GiovaniSì, aprendo un nuovo Infopoint e ricevendo un
finanziamento di € 10.000. Veniamo poi alla qualità dei servizi
erogati. Fino al 2010 l’Informagiovani oltre all'apertura fisica al
pubblico era dotato di un portale informatico dedicato ai giovani
attivo sull’intera Valdicecina, assai utile visto che i ragazzi
sono naturalmente più a loro agio con questo strumento. Oggi
l’ufficio Informagiovani di Volterra non ne ha più, mentre
Pomarance, in virtù della sua adesione al progetto GiovaniSì, ha un
suo portale nuovo di zecca aggiornato e moderno. Infine, merita un
cenno il drastico calo dell'utenza, logica conseguenza
dell'impoverimento del servizio. L’ultima relazione risalente alla
gestione associata, curata dal precedente gestore, del marzo 2010,
riferisce di 2.954 contatti da parte degli utenti in un anno nella
sola Volterra. La relazione del 4 aprile 2013 del nuovo gestore (S.
Chiara), riferisce che solo 3 o 4 persone si presentano allo
sportello per ogni apertura. Un breve calcolo matematico….e si può
concludere che essendo aperto 3 volte la settimana, i contatti sono
precipitati a 627 all'anno. Per un calo del 450% circa! Nonostante i
numeri evidenzino quindi il fallimento della scelta fatta dal Comune
di Volterra, sia in termini economici che di servizio, di recente si
è proposto di replicare l’esperimento con lo sportello immigrati.
Ufficio evidentemente molto delicato per la natura delle pratiche di
cui si occupa e anche per la situazione particolare degli utenti.
Dopo un tentativo inascoltato esercitato dalle minoranze in Consiglio
Comunale, sono intervenute le associazioni del settore sociale
riunite nella Consulta a stoppare l’iniziativa del duo
Buselli-Lonzi. La discussione non è stata pacifica, tanto che sono
arrivate perfino le dimissioni del Presidente della Consulta,
Pierluigi Dei, persona molto sensibile ai problemi del sociale e di
norma poco incline ai gesti clamorosi. Nonostante ciò la questione
rimane comunque sempre aperta e dagli esiti incerti. Ma perché
l’amministrazione comunale pur messa di fronte al fallimento delle
sue scelte dimostra di voler insistere ancora nell'errore? La
risposta è chiara. Perché nell'affidare un servizio
l’amministrazione non ragiona pensando a cosa è meglio per
l’utenza, ma è tutta concentrata sul soggetto al quale desidera
indirizzare i denari previsti per quell’affidamento. Così facendo
svilisce e depaupera servizi che richiedono adeguata
specializzazione, e non fa del bene neppure al S. Chiara. Perché
affidando all'azienda piccole mansioni di poco prezzo che oltretutto
non sa svolgere, finisce per disperdere in rami improduttivi le
energie dei suoi dipendenti, senza restituirle benefici economici
apprezzabili. Servirebbe, invece, concentrare le forze disponibili su
progetti di peso e credibili, vicini alla vocazione tradizionale
dell'azienda. Procedendo come ha fatto finora, cioè affrontando i
problemi d’impeto e senza il minimo discernimento,
l’amministrazione produce un effetto domino. Ovvero butta nel gorgo
della sua azienda in profonda crisi tutta una serie di altri servizi
sociali finora efficienti, finendo per demolirli uno ad uno. Senza
aver minimamente contribuito ad arrestare l’emorragia di bilancio
di un S. Chiara in perenne crisi economica.
Progetto
Originario
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