venerdì 20 dicembre 2013

Diritti e sanità a picco

Lo scoop lo ha fatto Paolo Russo, giornalista de La Stampa, che domenica 8 dicembre ha pubblicato l'inedita lista dei piccoli ospedali da chiudere, già allestita dal Ministero della Salute. Sono 175 nel Paese, 12 nella nostra Regione e tra questi troviamo il S. Maria Maddalena, l’ospedale di Volterra a cui sono attribuiti 55 posti letto. L’articolo è stato ripreso da varie altre testate nei giorni successivi, che hanno amplificato la notizia dando il via a una serie di reazioni. Come sempre accade in questi casi, dopo la pubblicazione della lista nera degli ospedali da chiudere, sono seguite polemiche, rettifiche e smentite.
Al di là del solito chiasso, della propaganda e delle strumentalizzazioni, un punto ci pare evidente: la sanità pubblica da anni viene progressivamente aggredita, ridimensionata, disarticolata, secondo un programma generale che da lungo tempo viene calato dall’alto sulle nostre teste. Il numero delle strutture pubbliche ed equiparate viene costantemente defalcato, con velocità impressionante: da 942 strutture che erano nel 1997 su base nazionale, già nel 2009 erano ridotte a 638. La spesa sanitaria italiana (la spesa pubblica) risulta ormai del 21% inferiore al dato complessivo dell’Unione Europea. Naturalmente all’erosione della sanità pubblica corrisponde l’avanzamento della sanità privata e molti soggetti economici di primo piano spingono con forza in tal senso. I tagli hanno condotto il servizio sanitario di molte Regioni al collasso e non si tratta del solito Mezzogiorno, anche la regione Lazio è in ginocchio e il Piemonte segue a ruota. Altre Regioni, tra le quali la Toscana, finora in qualche modo hanno tenuto, ma siamo ormai al limite.
PD e Forza Italia su questo tema non sono uguali, ma rivelano comunque una vicinanza d’intenti assai più spiccata di quanto vogliano far apparire. Non a caso la lista dei piccoli ospedali da chiudere, pubblicata pochi giorni fa, è stata elaborata dal governo delle larghe intese. Chi conserva un briciolo di memoria ricorderà che poco più di un anno fa, con Monti Presidente del Consiglio sostenuto da PD, PDL e UDC, saltò fuori la solita ricetta: chiudere gli ospedali con meno di 100 posti letto perché “costosi e pericolosi”.
Berlusconi nel 2008, quando si sentiva ben in saldo sulla sella, lo disse chiaramente al congresso dei Liberali Popolari di Todi: “Per diminuire la spesa la soluzione è il federalismo fiscale e la privatizzazione di molti ospedali pubblici”. Con quale credibilità il neonato circolo volterrano “Forza Italia, Forza Silvio” può dirsi difensore della sanità pubblica in Toscana? E' un mistero. Poi, va da se, che il solito, inveterato gioco delle parti consista nel cavalcare il malessere a Regioni alternate, per raccattare comunque il voto degli sprovveduti: il PD s’indigna per i tagli alla sanità in Piemonte e in Lombardia, mentre il centrodestra si straccia le vesti per la medesima ragione in Toscana e in Emilia. Quanto a Renzi, al 42° posto nei suoi famosi 100 punti programmatici della Leopolda (qualcuno li ha letti?), si afferma testualmente: “chiudere gli ospedali con meno di 100 posti letto”.
Il quadro, dunque, per chi ha ancora una testa per pensare è chiaro e allarmante: ormai siamo al limite ma questi partiti non se ne danno per intesi. Se in una famiglia a medio-basso reddito qualcuno oggi si ammala di un morbo grave e cronico, al disastro in termini di salute si aggiunge il tracollo economico per tutto il nucleo familiare. Segnaliamo a questo riguardo la bella inchiesta condotta Michele Farina sul Corriere.it relativa ai malati di Alzheimer e ai loro familiari, in cui è illustrata in 4 puntate l’odissea a cui sono sottoposte oggi circa un milione di famiglie in Italia, quasi nell'indifferenza delle istituzioni. Di queste cose bisogna ricominciare a ragionare, senza farsi incantare dai professionisti dallo slogan facile. E serve anche una politica diversa da quella che più o meno furbescamente ci stanno proponendo da oltre 20 anni, che torni a parlare di diritti dei cittadini, di ripartizione del benessere e di riduzione delle disuguaglianze.

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