domenica 26 maggio 2013

La bruma del lago



Non ci meravigliano più di tanto le conclusioni a cui è approdato un recente studio del CNR, da cui emergerebbero approssimazione e grossolani errori di valutazione nel progetto del lago di Puretta e soprattutto negli elaborati di supporto che hanno portato all'individuazione di quel sito. In parole povere gli approfondimenti dei professori del CNR hanno evidenziato che gli studi che accompagnano il progetto del cavo di Puretta avrebbero preso a più riprese lucciole per lanterne, individuando unità geologiche inesistenti, paleofrane immaginarie, ricostruendo una stratigrafia del sito “non compatibile con i sondaggi ASA”, per non parlare di altri errori di valutazione e di interpretazione. L'analisi del progetto, eseguita dal CNR, individua un lungo, impressionante elenco di svarioni; davvero raggelante se si pensa al pregio dell'area individuata (il Masso delle Fanciulle e la zona circostante), la funzione attribuita a quest'opera e il suo elevato costo stimato (circa 12 milioni di euro). Impressionante, ma non sorprendente. Perché fin dalla sua nascita  il progetto del cavo di Puretta è sembrato reggersi su un intreccio di interessi economici e politici piuttosto che su evidenze tecniche e tanto meno sull'interesse pubblico.
Già più volte abbiamo sottolineato la tragica funzione di sdoganamento dell'accordo ETI-Solvay attribuita dalla Regione al progetto di Puretta. Infatti, dopo che varie sentenze hanno messo a nudo  le incongruenze delle prescrizioni che la Regione dettò a Solvay nel corso del procedimento di VIA per lo smodato uso dell'acqua nei cantieri minerari, la Regione è corsa prontamente ad “aggiustare” una vicenda imbarazzante per la multinazionale belga. Lo ha fatto promuovendo il progetto del cavo di Puretta come opera idraulica in qualche modo compensativa degli insaziabili prelievi che Solvay mantiene lungo il corso del Cecina da Saline fino al mare. Qui, sta uno dei nodi politico-economici su cui si regge questo progetto. D'altra parte anche l'Amministrazione Comunale di Volterra ha letteralmente spianato la strada al cavo di Puretta, sconfessando gli indirizzi assunti nel periodo in cui la componente di Progetto Originario faceva parte della maggioranza. Infatti, pur di agevolare l'approvazione rapida del progetto, l'amministrazione comunale arrivò nel 2011 a ritirare le sue stesse prescrizioni, come dichiarato dal sindaco Buselli nella risposta all'interrogazione n° 9741/2011. Nel documento ad una specifica domanda del consigliere Bernardini, il sindaco replica riferendosi alla richiesta avanzata in sede di VIA dal Comune per ottenere una parte delle ghiaie provenienti dallo scavo (per il non trascurabile valore stimato di 450.000€): “l’Amministrazione Comunale ha rinunciato a ripresentare la richiesta per non ostacolare la procedura di rilascio dell’autorizzazione, lasciando gli inerti estratti nella disponibilità di ASA per ricoprire le spese di indennità al proprietario dei terreni necessari alla realizzazione dell’opera”. Ed ecco emergere un secondo interesse privato su cui poggia Puretta: le ghiaie. Peccato che i proprietari dei terreni risultassero già ampiamente indennizzati nel computo degli espropri previsti dal progetto. Ma evidentemente le parole d'ordine imposte erano divenute: “acconsentire”, “agevolare”, “non ostacolare”. E a forza di agevolare, ci si è dimenticati perfino di controllare che gli elaborati progettuali fossero rispondenti alla realtà, come dimostrano le risultanze messe in luce dallo studio del CNR. Ecco, quindi, che ci ritroviamo un progetto basato su presupposti errati, che abbiamo sempre denunciato come costoso, impattante e probabilmente interminabile, concepito soprattutto per garantire il proseguimento dei forti prelievi idrici di Solvay in Val di Cecina anche per il futuro. A meno che il TAR non ci metta di nuovo una pezza.

Progetto Originario, Commissione Ambiente



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