Non ci meravigliano più di tanto
le conclusioni a cui è approdato un recente studio del CNR, da cui
emergerebbero approssimazione e grossolani errori di valutazione nel progetto
del lago di Puretta e soprattutto negli elaborati di supporto che hanno portato
all'individuazione di quel sito. In parole povere gli approfondimenti dei
professori del CNR hanno evidenziato che gli studi che accompagnano il progetto
del cavo di Puretta avrebbero preso a più riprese lucciole per lanterne, individuando
unità geologiche inesistenti, paleofrane immaginarie, ricostruendo una
stratigrafia del sito “non compatibile con i sondaggi ASA”, per non parlare di
altri errori di valutazione e di interpretazione. L'analisi del progetto,
eseguita dal CNR, individua un lungo, impressionante elenco di svarioni;
davvero raggelante se si pensa al pregio dell'area individuata (il Masso delle
Fanciulle e la zona circostante), la funzione attribuita a quest'opera e il suo
elevato costo stimato (circa 12 milioni di euro). Impressionante, ma non
sorprendente. Perché fin dalla sua nascita
il progetto del cavo di Puretta è sembrato reggersi su un intreccio di
interessi economici e politici piuttosto che su evidenze tecniche e tanto meno
sull'interesse pubblico.
Già più volte abbiamo
sottolineato la tragica funzione di sdoganamento dell'accordo ETI-Solvay
attribuita dalla Regione al progetto di Puretta. Infatti, dopo che varie
sentenze hanno messo a nudo le
incongruenze delle prescrizioni che la Regione dettò a Solvay nel corso del
procedimento di VIA per lo smodato uso dell'acqua nei cantieri minerari, la
Regione è corsa prontamente ad “aggiustare” una vicenda imbarazzante per la
multinazionale belga. Lo ha fatto promuovendo il progetto del cavo di Puretta
come opera idraulica in qualche modo compensativa degli insaziabili prelievi
che Solvay mantiene lungo il corso del Cecina da Saline fino al mare. Qui, sta
uno dei nodi politico-economici su cui si regge questo progetto. D'altra parte
anche l'Amministrazione Comunale di Volterra ha letteralmente spianato la
strada al cavo di Puretta, sconfessando gli indirizzi assunti nel periodo in
cui la componente di Progetto Originario faceva parte della maggioranza.
Infatti, pur di agevolare l'approvazione rapida del progetto, l'amministrazione
comunale arrivò nel 2011 a
ritirare le sue stesse prescrizioni, come dichiarato dal sindaco Buselli nella risposta all'interrogazione n° 9741/2011.
Nel documento ad una specifica domanda del consigliere Bernardini, il sindaco
replica riferendosi alla richiesta avanzata in sede di VIA dal Comune per
ottenere una parte delle ghiaie provenienti dallo scavo (per il non
trascurabile valore stimato di 450.000€): “l’Amministrazione Comunale ha rinunciato a ripresentare la richiesta per
non ostacolare la procedura di rilascio dell’autorizzazione, lasciando gli
inerti estratti nella disponibilità di ASA per ricoprire le spese di indennità
al proprietario dei terreni necessari alla realizzazione dell’opera”. Ed ecco
emergere un secondo interesse privato su cui poggia Puretta: le ghiaie. Peccato
che i proprietari dei terreni risultassero già ampiamente indennizzati nel
computo degli espropri previsti dal progetto. Ma evidentemente le parole
d'ordine imposte erano divenute: “acconsentire”, “agevolare”, “non ostacolare”.
E a forza di agevolare, ci si è dimenticati perfino di controllare che gli
elaborati progettuali fossero rispondenti alla realtà, come dimostrano le
risultanze messe in luce dallo studio del CNR. Ecco, quindi, che ci ritroviamo
un progetto basato su presupposti errati, che abbiamo sempre denunciato come
costoso, impattante e probabilmente interminabile, concepito soprattutto per
garantire il proseguimento dei forti prelievi idrici di Solvay in Val di Cecina
anche per il futuro. A meno che il TAR non ci metta di nuovo una pezza.
Progetto Originario,
Commissione Ambiente
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