mercoledì 20 giugno 2012

Le nuove imposte locali: un'alternativa

Non c'è dubbio che il periodo attuale sia tra i più difficili tra quelli attraversati dal Paese negli ultimi decenni. La crisi si ripercuote su tutto il sistema Italia, mettendo alla prova amministrazioni ed enti ma soprattutto i bilanci familiari. I conti dei Comuni nell'anno 2012 risentono inevitabilmente in misura pesante del drammatico quadro nazionale: trasferimenti statali falcidiati, rimpiazzati dalla facoltà (di fatto un obbligo) di introdurre nuove imposte, principalmente l'IMU (imposta municipale unica). Un'imposta che si annuncia più gravosa della vecchia Ici, che rischia di provocare pesanti ripercussioni su molti cittadini. Perlomeno i Comuni dell'Alta Val di Cecina, assieme a tutti quelli appartenenti alle ex Comunità Montane, hanno visto arrivare l'esenzione per i terreni agricoli e i fabbricati rurali a uso strumentale, altrimenti questa avrebbe contribuito ad affondare un settore agricolo già alle prese con grosse difficoltà congiunturali. Da quanto apprendiamo dal materiale che l'Amministrazione Comunale ha prodotto in vista dell'approvazione del bilancio previsionale 2012, il Comune di Volterra punta molto sull'IMU. Le aliquote che l'Amministrazione propone di istituire sovrastano le aliquote base: 5 per mille anziché 4 per le prime case;  10,6 e 8,9 per le seconde case (a seconda che siano vuote o affittate) anziché il 7,6. Il totale dell'imposizione dovuta all'IMU si stima che andrà a sfiorare 4,6 milioni/anno di euro nel nostro Comune, circa 2 milioni in più della vecchia Ici (quando comprendeva anche le prime case). A questo dobbiamo aggiungere l'aumento dell'addizionale comunale IRPEF, prevista anch'essa per l'anno in corso, che si stima porterà nelle casse del Comune circa altre 170.000 €/anno in più, che segue il recente aumento della TARSU (+ 14% nel 2011) con un prelievo aggiuntivo annuo di 220.000€. Si comprende così quanto velocemente stia crescendo la pressione  fiscale comunale sulla popolazione residente, che mediamente non naviga nell'oro già da anni. In un simile quadro non si capisce perché l'amministrazione non abbia neppure preso in considerazione la possibilità di introdurre una piccola tassa di soggiorno, come hanno fatto molti Comuni simili al nostro, il cui gettito avrebbe alleggerito sensibilmente l’aliquota sulla prima casa. Sia chiaro che anche noi di Progetto Originario consideriamo la tassa di soggiorno concettualmente indigesta, ma non più dell'imposta sulla prima casa, che resta un bene primario. Una tassa di soggiorno “leggera”, in media di 1,5 €/giorno, considerati i flussi turistici storici, consentirebbe di riportare al 4 per mille l'aliquota sulla prima casa, dando una boccata d'ossigeno ai cittadini residenti. Facciamo un esempio. Consideriamo una famiglia con un figlio, proprietaria di prima casa (con 500 euro di rendita catastale rivalutata), questa, applicando un'aliquota del 5 per mille, come previsto dall'attuale amministrazione, andrà a spendere 150 € all'anno di IMU. Applicando l'aliquota base del 4 per mille, la stessa famiglia spenderebbe invece 70€. Ciò sarebbe possibile, senza incidere sull'equilibrio di bilancio comunale, introducendo una modesta tassa di soggiorno da 1,5 euro/giorno di media (variabile in base alla categoria alberghiera). Sul turista peserebbe circa il 2% in più sui costi di pernottamento: per una vacanza di un fine settimana per due persone verrebbe a pesare 6 €. Un aggravio di spesa sicuramente sopportabile. Certo, si tratta pur sempre di un'altra imposta, ma in un momento in cui la pressione fiscale va facendosi così elevata occorre saperla ripartire su più componenti per riuscire a mantenerla entro i limiti di tolleranza.

Fabio Bernardini, Progetto Originario

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