martedì 26 giugno 2012

Dentro al tunnel

Il timore che serpeggia nella testa e nello stomaco di un po' tutti noi in questi mesi è che i grossi sacrifici a cui questo governo sta sottoponendo la popolazione non ci portino fuori dalla crisi. Che la situazione sia realmente drammatica e sia necessario intervenire è un dato accertato. Che la classe politica che negli ultimi anni ha provocato l'esplosione dei conti pubblici abbia goduto del chiaro appoggio della maggioranza dell'elettorato è un dato ulteriore. Che spalma un po' della responsabilità del disastro attuale oltre gli stretti confini dei partiti, anche se questi hanno meritato appieno la sfiducia che riscuotono di questi tempi. Sembra, però, abbastanza evidente che la stretta attuale, tutta centrata sull'inasprimento dell'imposizione fiscale e su tagli spietati, deprima ancora di più il tessuto produttivo nazionale, sia sul versante manifatturiero che su quello dei servizi. Inoltre, preoccupa la scelta del bersaglio che le nuove imposte vanno a colpire. L'imposta municipale unica (IMU), come ha riconosciuto lo stesso Monti, è uno strumento sicuramente rozzo, che mettendo al centro del mirino gli immobili non colpisce un reddito reale, ma un reddito del tutto ipotetico (la rendita catastale). Purtroppo la nuova imposta andrà ad abbattersi sulle famiglie e su molti cittadini già alle prese con difficoltà collegate ai fenomeni crescenti della disoccupazione, sottoccupazione e cassa integrazione, ma anche ai modesti salari e alle stentate pensioni percepiti da tanta parte degli italiani. Considerata la sottilissima rete di ammortizzatori sociali presente in questo Paese, non può non preoccupare l'impatto che la nuova imposta potrebbe provocare a fine anno sulla popolazione. Sarà, infatti, soltanto a dicembre che i contribuenti avvertiranno nitidamente il peso dell'IMU, perché la rata di giugno drenerà soltanto un terzo circa dell'imposizione prevista. La seconda rata  finirà per rivelarsi per molti assai più gravosa della prima, con tutti i prevedibili effetti del caso. E' certo che la tassa sulla prima casa risulta particolarmente odiosa, perché colpisce un bene primario, indispensabile a ciascuno. In un quadro di pesanti sacrifici come l'attuale, sarebbe stato certamente necessario applicare maggiore oculatezza, per rendere l'imposizione meno indiscriminata.  Anche  la tassazione dei terreni agricoli e dei fabbricati rurali a uso strumentale, che per adesso non tocca le zone montane come la nostra, sembra pensata apposta per affondare definitivamente un settore agricolo già in difficoltà. E che dire dei capannoni produttivi e dei fondi commerciali? Ovviamente l'IMU non potrà che ripercuotersi negativamente sull'economia reale, spingendo più lontano le speranze di ripresa. Da un osservatorio come quello di un piccolo Comune come Volterra è impossibile intaccare una situazione così complicata e difficile, tuttavia qualche azione seppur piccola dobbiamo pur produrla. Da più parti sarà necessario inviare al governo segnali chiari degli effetti deprimenti che questi ed altri provvedimenti stanno provocando sul territorio, in modo tale da favorire per quanto possibile la ricerca di opportuni correttivi. Sul piano più direttamente operativo, invece, crediamo serva un serio sforzo per cercare di contenere entro limiti tollerabili l'imposizione fiscale destinata a gravare sugli strati più deboli della popolazione. Almeno per la parte di competenza dei Comuni. Da qui, la necessità di tagliare per quanto possibile la spesa corrente degli enti eliminando le sacche di spreco ancora presenti. Una richiesta che rinnoviamo invano ad ogni bilancio comunale e sulla quale una efficiente organizzazione dell'Unione dei Comuni avrebbe potuto dare risultati. Purtroppo anche nel bilancio previsionale 2012, invece, il Comune vede  aumentare la spesa corrente prevista, stimata in crescita rispetto all'anno precedente di un abbondante 8%.  Sarebbe necessario ricercare soluzioni alternative, anziché semplicemente ribaltare sui cittadini le difficoltà che lo Stato riversa senza tanti complimenti sugli enti locali. Perlomeno dovremmo tentare di spalmare la pressione fiscale su un fronte un po' più vasto, per contenere i danni. Limitarsi ad alzare di un punto o due l'aliquota IMU sulla prima casa fino a ripianare il bilancio comunale, appare troppo semplice e decisamente ingiusto.

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