lunedì 23 gennaio 2012

La Regione appiattita su Solvay

La lettura del verbale della Conferenza dei Servizi tenutasi in Regione il 22 dicembre scorso è sicuramente istruttiva. La riunione era stata convocata per presentare alle amministrazioni locali il percorso individuato dall'Ufficio Valutazione d'Impatto Ambientale regionale per consentire a Solvay lo sfruttamento dei giacimenti di salgemma fino a qualche anno fa gestiti direttamente dalla Salina di Stato. In pratica i tecnici della regione hanno sottoposto alle amministrazioni locali una serie di modifiche all'atto di autorizzazione con cui lo stesso ufficio regionale approvò il progetto di coltivazione dei giacimenti nel 2004 (Del GR 4/2004), dichiarato illegittimo dal TAR della Toscana (sentenze 1048, 1049, 1050 del 3 luglio 2007). La modifica centrale risiede nell'eliminazione della prescrizione che obbligava Solvay a realizzare in località Il Fiorino, nel Comune di Motescudaio, un lago artificiale da poco meno di un milione di metri cubi destinato agli usi civili (progetto Idro-s, parte idropotabile), sostituita dal semplice versamento al soggetto attuatore (Asa spa) di un contributo di 4.650.000 euro per cofinanziare il progetto Puretta. La proposta dei tecnici regionali, anticipata via fax alle amministrazioni locali il 14 dicembre, avrebbe innescato in quella sede una discussione con i rappresentati del Comune di Volterra. Va precisato che la Comunità Montana ed i Comuni di Volterra, Pomarance e Montecatini avevano chiesto di rinviare la seduta del 22 della Conferenza dei Servizi per avere più tempo a disposizione per studiare la proposta, ricevendo un secco diniego dall'ufficio regionale, cosicché la Conferenza dei Servizi è stata celebrata comunque. A noi alcune delle obbiezioni sollevate in quella occasione dai rappresentanti del Comune di Volterra sembrano fondate e ragionevoli. Soprattutto due. 1) E' vero che i problemi sollevati dalle sentenze del TAR non si limitano alla parte idropotabile del progetto Idro-s ma riguardano l'insieme del progetto. Infatti, le sentenze del Tribunale Amministrativo vertono sul presupposto che la realizzazione di tali invasi possa pregiudicare una delle ultimissime falde acquifere di buona qualità rimaste in prossimità della pianura costiera. Tutti i cavi previsti dal progetto Idro-s, non soltanto quello destinato agli usi civili, potrebbero rivelarsi canali di infiltrazione per eventuali inquinanti e quindi elementi di vulnerabilità per la preziosa falda acquifera. 2) Anche a noi risulta che gli effetti della subsidenza indotta dall'attività mineraria siano evidenti anche fuori dalle aree di concessione e che quindi il fenomeno andrebbe monitorato molto più attentamente. Meno ragionevole ci sembrano invece le argomentazioni sollevate dai rappresentanti comunali volte a sovrastimare il fabbisogno idropotabile dell'Alta Val di Cecina, intese probabilmente a mettere in discussione l'attività Solvay presso Saline salvaguardando al tempo stesso la priorità del progetto di Puretta. Evidentemente non è realistico voler salvare capra e cavoli. Il progetto Puretta è ormai strettamente connesso allo sfruttamento delle concessioni minerarie che un tempo furono della Salina di Stato: questo è il chiaro orientamento dell'ufficio VIA regionale, messo nero su bianco sul documento siglato il 22 dicembre. D'altra parte alla stessa conclusione si arriva considerando che Solvay fin dall'inizio del progetto si è proposta come cofinanziatrice del progetto per un importo di 4.650.000 euro. Perché mai una società privata dovrebbe cofinanziare un'opera pubblica? La ragione adesso è evidente: perché così intende superare le prescrizioni regionali della Del GR 4/2004 tese a “compensare” in qualche maniera i gravosi consumi idrici che l'attività estrattiva impone alla Val di Cecina. Siamo quindi giunti al punto di svolta decisivo: se il Comune di Volterra e gli altri Comuni della Val di Cecina desiderano ridiscutere l'accordo Monopoli-Solvay da una posizione politicamente rilevante debbono fermare il progetto Puretta, ormai divenuto il lasciapassare per lo sfruttamento delle concessioni così come previsto dal fatidico accordo del 1996. Quello che decretò la fine della Salina di Stato.
L'argomento è tanto più evidente quanto più è taciuto da quasi tutte le forze politiche coinvolte che, per un verso o per l'altro, sembrano condizionate da interessi particolari che fino ad oggi hanno sovrastato l'interesse generale. Anche in questo frangente purtroppo è risultato del tutto fuori luogo l'atteggiamento dei rappresentanti della Regione, che in conclusione della Conferenza dei servizi del 22, anziché tener conto della contrarietà del Comune maggiormente coinvolto, si sono limitati a decidere d'imperio mettendo ai voti la proposta. Non è questo il modo corretto di affrontare una vertenza così lunga e travagliata e siamo convinti che colpi di mano di questo tipo risulteranno ben presto controproducenti. Evidentemente le sentenze del TAR del 2007 non sono bastate ad insegnare ai tecnici regionali che certe presunte “scorciatoie” portano dritte dritte dentro un ginepraio.

 Progetto Originario, Commissione Ambiente

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