sabato 3 dicembre 2011

IL CENTRO TRASFUSIONALE NEL PROTOCOLLO PER LE POLITICHE SANITARIE

Nell’ultima versione del protocollo sulle politiche sanitarie per l’Alta Val di Cecina siglato pochi giorni fa dal sindaco e dal direttore della Asl 5 è riportato un paragrafo dedicato alla sezione immunotrasfusionale, che recita così: “La sezione di Volterra deve garantire gli standard organizzativi e professionali necessari per mantenere l’attuale alto numero delle donazioni – circa 2.600/anno. Qualunque operazione di riordino organizzativo e gestionale del settore trasfusionale dovrà essere eventualmente effettuata nel rispetto delle direttive regionali contenute anche nel PSR che espressamente invita ad organizzare le attività di raccolta sangue nei territori con la più ampia capillarità possibile in coerenza con le caratteristiche orografiche degli stessi, e garantendo la massima accessibilità da parte dei donatori, favorendo e sviluppando l’accesso programmato dei donatori.” Ho notato che rispetto alla precedente versione del protocollo approvata a marzo dal Consiglio Comunale di Volterra, qualcosa era cambiato. Ad esempio la frase “Fondamentale si configura il mantenimento degli attuali standard organizzativi e professionali (…)”, presente nella prima stesura, è stata cancellata e sostituita da “(…) deve garantire gli standard organizzativi e professionali necessari per mantenere l’attuale alto numero delle donazioni (…)”. Ma la cosa che forse più mi ha colpito, è stata la frase a fine capitolo: “favorendo e sviluppando l’accesso programmato dei donatori.” inserita solo nell’ultima stesura. Apparentemente una riorganizzazione delle donazioni per appuntamento potrebbe per i più non costituire un problema. Anzi per com’è impostata nel protocollo potrebbe sembrare un'operazione fatta apposta per facilitare in qualche modo i donatori. Al momento la sezione trasfusionale di Volterra è aperta 6 giorni su 7, i donatori di sangue possono accedere liberamente mettendosi in coda in ordine di arrivo, mentre per le donazioni di plasma ed altri emoderivati è necessario l’appuntamento, trattandosi di procedimenti più lunghi e legati alla disponibilità della strumentazione. In Alta Val di Cecina c’è una cultura decennale della donazione diffusa su tutto il territorio, grazie soprattutto all’azione dell’AVIS Intercomunale e del suo Presidente Mario Dominici. Il numero delle donazioni è estremamente alto in relazione alle caratteristiche della popolazione dell’Alta Val di Cecina. Occorre coltivare questa tradizione che fa dell’Alta Val di Cecina un esempio per tanti altri territori, nonché una preziosa risorsa per l’intera ASL 5, per sopperire alla richiesta di sangue. Non dobbiamo dimenticarci che i donatori sono volontari che compiono un gesto di generosità verso il prossimo, conciliando il momento della donazione con gli impegni personali, di famiglia e lavorativi. Irrigidire troppo l’accesso al centro trasfusionale potrebbe già di per sé avere l’effetto di veder calare le donazioni. Ma soprattutto quella frase mi ha fatto tornare a mente un episodio che mi fu narrato qualche mese fa dal mio babbo, vicepresidente della sezione AVIS Intercomunale. Anche il Presidente Mario Dominici, di cui abbiamo letto un’importante testimonianza sul precedente numero di questo settimanale, ha accennato, nel descrivere la sua storia legata alla cardiologia volterrana, a questo episodio avvenuto qualche mese fa durante una riunione a livello provinciale con associazioni di volontariato e ASL 5. Qualcuno in quella sede auspicava che il centro trasfusionale di Volterra rimanesse aperto solo tre giorni la settimana organizzandosi per appuntamento. In modo tale da poter liberare risorse per la sezione di Pontedera, “penalizzata” a parer suo, dalla lunga assenza del medico della sezione volterrana che, avendo subito un gravissimo incidente doveva essere sostituito da medici di Pontedera. Alla faccia della solidarietà! Guarda caso leggo nel protocollo “favorendo e sviluppando l’accesso programmato dei donatori”. C'è il serio pericolo che mettendo in atto un sistema rigidamente programmato, si arrivi alla chiusura del centro trasfusionale per qualche giorno la settimana. Con ripercussioni potenzialmente gravissime sul servizio sia in termini di fruibilità del centro sia in termini di personale. Per sventare questo rischio, nel Consiglio Comunale di lunedì 28 novembre, il gruppo di Progetto Originario ha proposto un emendamento al paragrafo sul centro immunotrasfusionale – accolto - che ribadisce la necessità di “mantenere l'apertura giornaliera del servizio”. Mi auguro che il direttore Damone non rifiuti questo emendamento. Sarebbe un brutto segno per la sezione trasfusionale: la spia certa che una delle tante “riorganizzazioni” rivolte verso il nostro ospedale, presto potrebbe colpire anche questo servizio. In ogni caso siamo costretti a contare su ben fragili garanzie. Speriamo costituiscano una difesa sufficiente per il nostro centro trasfusionale, in questo pesante clima di tagli che non risparmia quasi nulla.



Manola Rosa

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