Procede a tappe forzate
lo smantellamento della zona distretto Alta Val di Cecina che va verso la
fusione (dissolvimento) con l’area della Val d’Era. Il distretto si riferisce
all’ambito in cui vengono analizzate, decise e sviluppate le politiche sociali
locali. Per la Val di Cecina l’accorpamento significa la perdita – anche nel
settore sociale – di specificità e potere decisionale. Questo comporterà il
dirottamento del centro di comando a Pontedera e lo scippo, per il nostro
territorio, della cabina di regia nel settore dei servizi socio-assistenziali,
finora rappresentati dalla Società della Salute Alta Val di Cecina, consorzio
pubblico tra i comuni della zona e Asl. E’ facile prevedere che l’accorpamento
provocherà serie ripercussioni pratiche negative, perché le questioni sociali
cruciali per la zona centrale e più ampia della Val d’Era sono molto diverse
dalle nostre: lì c’è una forte pressione migratoria, qui prevalgono i problemi
legati alla popolazione anziana. Tuttavia, questo vuole la Regione Toscana che
da anni spinge per l’accentramento in tutti i settori, e a questo dettato si
sta adeguando la maggioranza dei Comuni, pur trattandosi di materia di
competenza locale. Su questo ennesimo passo verso l’accentramento, infatti, l’unico
Comune della zona che sta opponendo resistenza è, a conti fatti, quello di
Volterra. I Comuni di Pomarance, Montecatini
e Castelnuovo Val di Cecina, dopo aver dichiarato la contrarietà al processo
di fusione in linea di principio, hanno sottoscritto l’accordo predisposto
dalla Regione, scegliendo di accodarsi all’andazzo generale. Esiste però una
strada alternativa che potrebbe salvaguardare l’autonomia e l’indipendenza
dell’Alta Val di Cecina: abbandonare la gestione dei servizi attraverso lo
strumento della Società della Salute e recuperare la gestione diretta comunale di
alcuni servizi di natura sociale, affidando
quelli più propriamente socio-assistenziali in convenzione all’Azienda Sanitaria.
Si tratta senz’altro di un percorso in salita e controcorrente in Toscana, ma
vale la pena a nostro avviso approfondire questa opportunità per preservare il
controllo della gestione di servizi delicati come quelli sociali e
socio-assistenziali. E’ indubbio che solo una gestione su piccola scala può garantire un’organizzazione che tenga conto delle
caratteristiche specifiche della zona, ovvero di un territorio vasto, una
densità abitativa scarsa e una popolazione prevalentemente anziana. Peraltro
all’esito della fusione, la nostra rappresentatività nella Società della Salute
che includerà i comuni della Val d’Era e della Val di Cecina, sarà del 7%.
Difficile pensare che si possa mantenere un ruolo significativo nelle scelte
che l’organismo sarà tenuto ad assumere. Dall’interno della Commissione Sanità
di zona è stato proposto di coinvolgere la popolazione nella decisione,
sottoponendo, tramite un referendum consultivo, la scelta dell’accorpamento al
vaglio dei cittadini. Un modo per allargare e approfondire la discussione su un
tema sensibile che avrà forti ripercussioni sul nostro futuro, portando tra la
gente una discussione sulle scelte politiche di forte impatto e lunga durata. Il
nostro gruppo sostiene questa proposta: ci pare doveroso che i cittadini abbiano
almeno diritto di parola sull’ennesima iniziativa regionale, che rischia di
essere calata sulle loro teste praticamente a loro insaputa. Proviamo a dare sostanza
alla democrazia: chiediamo ai cittadini se ritengono giusto e conveniente che
la gestione dei servizi sociali e socio-assistenziali assuma una dimensione
vasta e centralizzata o si mantenga aderente a zone intercomunali omogenee. Ci
auguriamo che gli altri Comuni dell’Alta Val di Cecina ritengano di percorrere
questa strada insieme con noi.
Progetto per
Volterra
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