Nel
Consiglio Comunale del 28 giugno è stato approvato (senza il nostro
voto) il Regolamento sulla nuova tassa sui rifiuti e “servizi
indivisibili”, la Tares, i cui criteri serviranno a ripartire tra
famiglie e attività il peso del prossimo prelievo. Origine della
nuova tassa il decreto “Salva Italia” (un nome degno del
famigerato Minculpop) varato dal governo Monti. Come previsto il
nuovo tributo risulterà complessivamente più oneroso della vecchia
Tarsu, perché oltre alla
copertura completa dei costi
del servizio di smaltimento dei rifiuti
dovrà coprire anche i costi
relativi ai “servizi indivisibili”
dei Comuni, come ad esempio l’illuminazione pubblica, la gestione
della viabilità, ecc.. Dunque la nuova tassa prevede che il Comune
si faccia pagare per intero da residenti e attività i “servizi
comunali” come fosse una qualsiasi azienda, per sgravare lo Stato
dei consueti trasferimenti annuali destinati ai Comuni e provenienti
dalla fiscalità generale. Dove andranno, quindi, da quest'anno i
miliardi di tasse sul reddito che normalmente lo Stato girava ai
Comuni sarebbe interessante farselo spiegare da uno dei tanti esperti
che abitano le “trasmissioni di approfondimento” delle principali
Tv. Gli scaglioni della nuova tassa verranno articolati secondo i
metri quadrati dell'immobile e il numero degli abitanti per le utenze
domestiche, mentre per le utenze produttive o commerciali conterà
anche la natura delle attività svolte. Dati i criteri adottati,
quasi tutti ci andranno a perdere. Proviamo a fare qualche esempio
calato sul regolamento appena approvato nel nostro Comune. Una
persona sola che abiti un appartamento di 100mq andrà a pagare per
la Tares circa l'11% in più rispetto a quanto pagava di Tarsu.
Mantenendo fisso il caso dell'appartamento di 100mq, una famiglia di
due persone pagherà circa quanto lo scorso anno, mentre quella
composta da 3 persone subirà un aumento del 15%; quella di 4 persone
del 29%; aumentando progressivamente al crescere del numero dei
familiari. Altre belle sberle arriveranno alle attività. Gli studi
professionali pagheranno da quest'anno circa il 3% in più, le
autofficine subiranno aumenti del 25%, i bar del 175%, mentre i
ristoranti del 200%. Particolarmente penalizzati gli ortofrutta e le
pizzerie al taglio che vedranno aumentare la tassa sui rifiuti del
300%. Da notare che la nuova tassa picchierà duro anche sulle
attività sanitarie e sociali: l'ospedale di Volterra si vedrà
richiedere dal Comune più di 86.000 euro a fronte dei 42.000 dello
scorso anno, mentre il S. Chiara passerà da 5000 euro a 18.000.
Curiosamente, pur applicando la massima aliquota consentita, la banca
pagherà di Tares “solo” 2.200 euro: qualcosa meno rispetto alla
Tarsu dello scorso anno.
Quanto
descritto è il prodotto del “federalismo” all’italiana andato
tanto di moda con gli ultimi governi, decisi al di fuori da ogni
logica a conformare i Comuni al modello semplicistico di banali
aziende di servizi. Peggio: erodendo progressivamente la loro
capacità decisionale e contemporaneamente schiacciandoli nello
scomodo e sempre più pesante ruolo di esattori del fisco.
Dato
che le tasse verso le amministrazioni locali verranno
complessivamente elevate al pari di tasse e imposte destinate allo
Stato centrale (vedi l'aumento previsto dell'Iva), otterremo per
risultato un ulteriore incremento della pressione fiscale quando già
l'attuale è sopra ogni limite ragionevole. Quale sarà la logica
conseguenza di tali politiche, lo lasciamo immaginare ai lettori che
avranno già avuto modo di farsi un'idea per esperienza diretta.
Vogliamo continuare su questa strada?
Progetto
Originario
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